La “strategia” nell’apprendimento di una
lingua straniera è fondamentale. Si tratta di una precisa abilità
nell’affrontare una “situazione difficile”, ossia un particolare modo di sentire
ed ascoltare una lingua diversa da quella madre e pertanto, a priori,
incomprensibile. Ecco allora che nella mente del ragazzo si instaurano
automaticamente dei processi innati volti all’apprendimento di sintassi,
suoni, parole, morfologia e brani letterari.
La strategia è una tecnica inizialmente
adottata in ambito militare/bellico; pertanto ci richiama alla memoria
battaglie, guerre, lotte. In effetti, una vera e propria lotta può instaurarsi nel cervello del ragazzo che apprende,
perché si trova costretto ad attuare delle metodologie di pianificazione,
dei procedimenti studiati, delle regole volte ad un obiettivo finale
ben preciso: parlare e scrivere in una lingua straniera, che dovrebbe
diventare seconda lingua. Questa abilità è una tecnica che tutti
adottano nel momento in cui si trovano di fronte ad un testo straniero, ma in
realtà è la mente che attiva i processi organizzativi, gli espedienti,
le operazioni che sono delle vere e proprie tattiche di acquisizione di una lingua. Si tratta di un processo
lento, di una “forma mentis”, ma che deve essere costante nel tempo,
un’astuzia strettamente collegata alla riflessione.
Nel mio apprendimento del francese, ma anche dell’inglese e
dello spagnolo, hanno funzionato essenzialmente proprio queste tattiche, questi
procedimenti sistematici, che si sono dimostrati efficaci per il raggiungimento
del mio scopo: parlare il francese correttamente almeno al 99%, visto che la
matrice linguistica italiana non la posso ormai cancellare. La mia strategia
consisteva principalmente nel collegare situazioni visive o auditive e renderle
poi attive nella mia mente, non mnemonicamente, perché con tutta sincerità non
sono mai stata capace di imparare bene nulla a memoria, ma classificando
terminologie nuove imparate a scuola o sentite via satellite, alla grammatica o
alla lettura di romanzi. Nulla si fa per caso se si vuole raggiungere uno scopo
e la strategia, cioè l’insieme di una metodologia razionale ma intelligente,
di una riflessione pianificata, di un’organizzazione schematica,
permette di ottenere buoni risultati.
La riflessione, la tattica, la
concretezza del modo di studiare e pensare permette di apprendere una
lingua in maniera razionale e niente affatto mnemonica. La memoria, a mio
avviso, serve sì all’apprendimento di certe forme verbali o grammaticali, ma
deve sempre essere associata a qualche abilità strategica, a qualche collegamento
mentale, che faccia sì che l’apprendimento di una lingua non sia un fatto
puramente tecnico, ma al contrario, un evento concreto, razionale,
intelligente e persino divertente.