LICEO GINNASIO STATALE "A. CANOVA"

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Dimensione europea dell’educazione.

Cittadinanza europea e pratiche didattiche

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hotel Boscolo Maggior Consiglio di Treviso

CAMPUS PER STUDENTI E DOCENTI

“EUROPE IN PROGRESS”

Treviso 20-22 marzo 2006

 

 

 

 

 

La presente relazione è il risultato di una serie di riflessioni ed esperienze che, sollecitate dai  Campus per gli studenti europei organizzati dal MIUR e da varie e molteplici iniziative di formazione alla cittadinanza e la dimensione europea dell’istruzione sono entrate di fatto da lungo tempo nelle mie pratiche curricolari

 

L’esperienza di insegnamento, l’incontro quotidiano con le nuove generazioni di studenti ed insegnanti in formazione, essendo la sottoscritta fra l’altro anche docente SSIS, ha sollecitato una serie di questioni che vorrei sviluppare in questa sede, tentando di trovare un filo conduttore fra le tematiche richiamate dal titolo del mio intervento e tenendo in debita considerazione l’uditorio che, essendo  formato da studenti e colleghi, richiede una mediazione nell’uso del linguaggio e nella focalizzazione dei temi trattati.

La domanda che mi sembra la più adatta cominciando questa nostra riflessione, proprio tenendo conto del contesto di questo Campus, è allora

 

Perchè promuovere una dimensione europea dell’ Istruzione?

 

La risposta potrebbe essere riassunta nei punti qui di seguito  illustrati

 

 

Alla luce di questi nuovi scenari emerge l’urgenza di estendere il  processo di formazione identitaria che si connota oggi come identità plurima, comprensiva di più livelli:

 

 

La risposta alla domanda “Come fare per raggiungere questi obiettivi?” non è semplice ma comunque non può essere rinviata. Volendo fornire una possibile risposta intendo ricorrere ad un linguaggio metaforico: “”Creando ponti.”

Ponti da interpretarsi come sviluppo di tutta una serie di competenze che ci permetteranno di avvalerci di “un nuovo software della mente”

Il ponte dunque come  capacità di approntare la cassetta degli attrezzi necessaria per attraversare, superare o dare nuova forma ai confini esistenti in vista di una cooperazione e un’integrazione  trans-nazionale.

Ecco che allora il dibattito su questa possibile co-struzione e cooperazione, si collega ad una dimensione più ampia ed inclusiva dell’educazione che, assieme a quella europea,  ci prepara anche a quella globale.

La mappa concettual - culturale entro la quale si configura la dimensione europea dell’ educazione ci offrirà allora una possibile orientamento, guidandoci nell’esperienza di:

        sperimentare l’esperienza di vivere fra culture rivitalizzando il motto “Uniti nella diversità”

 

Volendo fare ora riferimento solo alle tappe più significative che hanno promosso lo sviluppo di una dimensione europea dell’educazione, vale la pena prendere in esame quelle dopo Maastricht e precisamente:

 

1993  Libro Verde “The European Dimension in Education

 

1995   Libro Bianco “Teaching and Learning towards the      Learning Society”

 

2000   Consiglio Europeo di  Lisbona

 

2001  Libro Bianco “A New Impetus for European Youth”

 

2002   Consiglio Europeo di  Barcelona  

 

2002   Dichiarazione di Copenhagen

 

E, nel 2005, ultime ma non per questo meno importante la Proposta Commissione UE per la prossima generazione di azioni  valide dal 2007 al 2013 e la dichiarazione del 2005 come Anno della Cittadinanza Democratica che include anche l’anno scolastico in corso.

 

Da quanto fino ad ora illustrato, si intuisce che lo sviluppo e la diffusione di una dimensione europea dell’educazione non è onere od onore di una sola disciplina ma, si avvale invece, di uno spazio-tempo spendibile da un’educazione che attraversa e permea discipline, curricolo esplicito e implicito, regolamenti e forme di aggregazione ed incontro, che coinvolge tutto il sistema e non solo. La scuola, configurandosi come comunità educante, è infatti inserita in un territorio locale, regionale, e nazionale che, pur com - preso entro confini, cerca di superarli come hanno fatto le culture, da sempre itineranti e dialoganti.

Appare allora chiaro che la dimensione europea rientra a pieno titolo nello spazio educativo della cittadinanza democratica, che è patrimonio di tutte le discipline e degli spazi ad esse correlati.

L’ulteriore quesito sarà allora:

 

Perché tanto parlare oggi di  cittadinanza democratica?”

 

Perchè l’educazione alla cittadinanza si configura oggi come priorità educativa a tutti i livelli. Ne danno conferma la normativa scolastica, la produzione editoriale scolastica, accademica e non. E’ allora lecito chiedersi:”Da dove nasce questo interesse?” e ancora: “Cosa si intende per educazione alla cittadinanza?”

Il dibattito intorno a questo quesito è più fertile che mai. Lo prova il fatto che, verso di esso, convergono finalità e interessi molteplici e di natura altamente politica.

Di fronte a tale discussione emergono quindi atteggiamenti pedagogici e intenzioni politiche molteplici. Si pensi per esempio a come l’interesse per i diritti umani implichi un concetto di cittadinanza planetaria di natura inclusiva e come invece la paura dell’Occidente dopo l’11 settembre richiami un’ educazione alla cittadinanza di tipo difensivo.

Gli stessi piani di studio della scuola primaria e secondaria hanno sentito l’esigenza di una rivisitazione del concetto di cittadinanza, al di là dei giudizi di valore che si possano dare sulla riforma e che esulano dal piano della presente discussione.

 

Molte sono dunque le ragioni che giustificano tale rinnovato interesse e invitano ad una ri-flessione e a una ri-definizione degli approcci e dei problemi legati a questa educazione.

In questa sede mi limiterò allora ad indicare quelle che giustificano l’urgenza di un ri- orientamento rispetto a questi temi

 

 

da cui la necessità di un’idea rinnovata di cittadinanza che tenga conto delle nuove sfide che i sistemi democratici sono chiamati ad affrontare fra le quali vanno sicuramente annoverate:

 

 

Il concetto moderno di democrazia non può infatti esaurirsi solo nella giustizia delle istituzioni ma include necessariamente anche l’apporto qualitativo dei cittadini che devono saper mettere in campo competenze, atteggiamenti e azioni orientate da competenze e qualità civiche adatte a sostenere la governance di uno stato democratico.

 

Emerge quindi la complessità del termine cittadinanza da considerarsi nella sua valenza poli-semica. Il suo orizzonte di senso e così pure il suo significato sono mutati, vista la nuova fisionomia del mondo o villaggio globale.

 

E allora, considerato che il tempo è  tiranno, non intendo tediarvi con l’elenco dei diversi significati da essa assunti, ma vorrei piuttosto invitarvi a considerare la natura dinamica del termine cittadinanza, la quale è determinata dalla tipologia e dalla qualità delle relazioni che vengono a crearsi nelle varie interazioni umane, sociali ed economiche. Mi limiterò pertanto a citare una sola definizione quella fornita nell’ultimo studio del Consiglio d’Europa:

“All - European Study on Education for Democratic Citizenship Policies”

 

pubblicato nel 2004 e presentato lo scorso 9 maggio al Quirinale, quando il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha volutò dedicare alla cittadinanza democratica una giornata di riflessione, seguita poi dal Seminario di Fiuggi e avente per tema

 

Learning and Living Democracy

 

che è anche oggetto dello studio cui faccio riferimento. Qui, il concetto di education for democratic citizenship (EDC) rimanda alla sua finalità comune nei diversi sistemi di istruzione europei:

 

EDC is a set of practices and principles aimed at making young people and adults better equipped to participate actively in democratic life by assuming and exercising their rights and responsibility in society[1]

 

La definizione mette chiaramente in luce come l’educazione alla cittadinanza sia volta a favorire lo sviluppo e la presa di coscienza dei valori utili a formare un cittadino responsabile e rispettoso di diritti e doveri.

Considerata la complessità dell’obiettivo, va riconosciuto che non sempre è facile promuovere questa educazione nel contesto scolastico che molto spesso tende a privilegiare aspetti meramente cognitivi. Si pensi per esempio ai modi in cui, in tempi non molto distanti, veniva generalmente insegnata l’educazione civica. In realtà l’educazione alla cittadinanza non può rinunciare ad aspetti affettivi, motivazionali e ad atteggiamenti costruttivi e partecipativi.

Pertanto la dimensione educativa che pare la più efficace a favorire un concetto più ampio di cittadina allargata, è quella trans-disciplinare. Una cioè non soffocata da barriere e confini rigidi e immutabili, ma aperta alla sfera europea che, al di là delle difficoltà contingenti, si connota anche per il successo di un allargamento che pochi osavano immaginare possibile fino a tempi non molto lontani.

Ma questo non basta, essa si attesta anche come un’educazione che permetta la co-costruzione di interazioni con il mondo globale, capace di attivare forme di interconnettività che rappresenteranno il valore aggiunto di una dimensione inclusiva, plurilinguistica, itinerante e dialogante. Una pertanto, finalizzata a dare vita a forme negoziate e partecipate di convivenza nello spazio di una comunità umana attenta a diritti, doveri e responsabilità.

Del resto questi sono anche gli aspetti discreti della dimensione europea dell’educazione e di qualsivoglia dimensione detta culturale.

Non è perciò più pensabile che tale processo pedagogico, per sua natura politico nel senso più alto del termine, possa essere costretto e limitato dall’ambito di una sola disciplina. Esso troverà invece, nella dimensione e nello spazio trasversale del curricolo la sua collocazione più fertile. Se vogliamo dunque essere realistici, impegnarci e collaborare per generare questa nuova dimensione che è ancora in progress, come giustamente recita il nome di questo Campus, interessante proprio perché cooperativo e inclusivo di studenti e altre figure della comunità scolastica, tutte interconnesse da una riflessione trasversale, bisogna essere disposti a riconoscere che, troppo spesso, le dinamiche che la cittadinanza dovrebbe attivare, occupano una posizione ancora troppo marginale in alcuni contesti scolastici.

E’dunque attraverso l’impegno attivo da parte nostra e vostra che sarete -  come spero - disseminatori consapevoli e partecipi delle riflessioni e delle suggestioni emerse e negoziate in questo Campus, che tale dimensione potrà essere implementata e sviluppata in forme trasversali di educazione alla cittadinanza europea e globale.

Se si vogliono arginare forme deviate e devianti quali il bullismo, la micro-criminalità ma anche fenomeni come un individualismo sfrenato o un totale disinteresse per la cosa pubblica e la cultura o altri comportamenti e atteggiamenti che finiscono con lo svilire la nostra appartenenza alla comunità umana, se si vuole essere in grado di costruire un progetto di vita personale capace di sviluppare le varie opportunità offerte dall’Unione Europea e dal mondo tutto, bisognerà allora gradualmente acquisire il giusto grado di consapevolezza di come questo sia possibile solo attraverso la valorizzazione della centralità della persona, il suo impegno, le sue conoscenze necessariamente inserite in un processo di long-life learning .

 

E tutto questo può essere attivato, forse meglio che altrove nello spazio dell’educazione, nella relazione con il territorio, nella cooperazione in rete di scuole e associazioni, nella realtà sistemica delle interconnessioni, dove tutti sono responsabili di tutto e condividono e compartecipano sforzi, esperienze e idee con “l’alter”.

Tutto ciò non per negare le differenze, ma piuttosto per in-cluderle nello spazio affettivo e mentale dei nostri vissuti esperienziali che, superando la sfera meramente cognitiva, si allargano in cerchi concentrici a

In - cludere e com- prendere la differenza

che è la natura stessa della complessità: qualcosa che ci attrae ma allo stesso tempo e ci spaventa.

Questo ci permetterà allora anche di riflettere e forse capire le ragioni che rendono l’educazione alla cittadinanza una dimensione ancora così difficile e avviarci verso  pratiche didattiche efficaci.

Le ragioni di tale difficoltà sono tante e complesse ma ne citerò qui solo alcune perché generatrici di relazioni e reazioni che l’educazione alla cittadinanza dovrà accogliere  per riflettere sugli strumenti e le competenze da attivare e condividere, in vista del superamento delle difficoltà e degli aspetti a queste correlate:

 

Il nuovo ordine e la nuova percezione del mondo richiedono forme di comunicazione e interazione di cui l’educazione alla cittadinanza può farsi carico solo se concepita come:

 

 

Si tratta quindi di co-operare e collaborare, di educare  e di educarci alla

costruzione di nuove forme di interdipendenza e di solidarietà reciproca.

 

La stessa politica dell’Unione Europea si è fatta carico di queste istanze nel momento in cui ha riconosciuto la necessità di proiettarsi oltre la dimensione economica e ha previsto un possibile assetto costituzionale.

Il fenomeno stesso dell’allargamento va in effetti studiato nei suoi aspetti di deepening e widening, laddove il primo si riferisce al grado di integrazione degli Stati Membri: la loro interazione politica, economica e culturale con l’obbiettivo di una sempre maggiore unità, mentre il secondo riguarda il processo di espansione del numero degli Stati Membri.

 

L’educazione alla cittadinanza dovrà quindi farsi carico delle nuove condizioni e situazioni con cui la scuola deve interagire proprio quando, di fronte ad una crescente crisi dei modelli economici e politici, essa è chiamata a dare il suo contributo insieme ad altri soggetti. E non si tratta solo di quelli del territorio locale, considerato che le categorie spazio - tempo sono oggi fortemente mutate. Se un tempo la cittadinanza era per lo più legata ad un territorio specifico, oggi essa si connota come dimensione spaziale che, con Internet,  è in grado di interagire con comunità sempre  nuove in uno spazio fisico che muta continuamente  instaurando sempre nuove relazione in uno cyber spazio.

Tutto quanto detto fin qui fa intuire il nuovo significato dell’essere cittadino e di ciò che si ritiene essere un comportamento civico.

 

La complessità della problematica richiede allora necessariamente una messa a punto di nuovi modelli costitutivi delle componenti di un’educazione alla cittadinanza che non può prescindere da fattori quali:

 

 

Per dirla con la Santerini,[2] le componenti devono allora interagire ed integrarsi all’interno del modello educativo e includere problematiche diverse che affrontino aspetti non semplicemente cognitivi ma capaci di mettere in relazione la sfera personale, sociale , quella spaziale dell’interdipendenza e quella temporale legata ai progetti di vita nonché quella affettiva.

La scuola sarà allora territorio privilegiato che consentirà di mettere a punto una cultura comune, una dimensione europea e globale, come modalità per facilitare l’integrazione delle differenze.

Gli obiettivi saranno allora multipli:

 

 

E’ questa dunque una forma di educazione alla cittadinanza che, come si è visto, chiede alla scuola di fornire gli attrezzi e gli strumenti per costruire ponti, mettendo l’allievo in grado di intervenire personalmente, deliberare ed esercitare una funzione critica. Essa invita pertanto ad acquisire capacità critiche ed argomentative, le uniche che possono sostenere l’individuo di fronte alla complessità che chiede la capacità di riconoscersi nelle varie appartenenze multiple che costituiscono la nostra identità (famiglia, gruppo, società civile, chiesa, stato, etc.).

Una cittadinanza inoltre in cui qualsiasi riflessione etica e valoriale possa essere assunta come questione aperta e non inchiodata nei suoi soli contenuti civici o, peggio ancora, dove i valori sono definiti a priori fuori dall’esperienza educativa

 

L’educazione politica non può infatti prescindere dal pensiero critico che chiede di:

 

Come giustamente osserva Massimo Tarozzi,[3] solo attraverso l’acquisizione di queste competenze i cittadini potranno formarsi ed essere in grado di sviluppare le virtù liberali de:

 

ed essere:

 

Non a caso, lo studio del Consiglio d’Europa[4] ha esaminato una serie di esperienze di empowerment nei sistemi scolastici europei che ci pare ispirata ai principi della cittadinanza fin qui illustrati

participation in collective decision making and school management (e.g. school councils and pupils' parliaments)[5]

introducing rights and responsibilities into school organisation (e.g. school charter, youth forums) [6]

participation in youth and student organisations (e.g. youth clubs, student associations)[7] 

the practice of dialogue, negotiation and consensus-seeking in daily school-life situations (e.g. students' ombudsman, class speakers, hearings for young people) [8]

 

Molte delle attività appena citate consistono in modalità informali di situazioni di apprendimento: progetti, eventi legati alla solidarietà, incontri con leader politici locali e non, giornate della cittadinanza, campus, simulazioni di processi, premiazioni, azioni giovanili, visite residenziali e affini.

 

Volendo concludere questa lunga, ma a mio avviso necessaria, rassegna di problemi cercando di intravedere un possibile filo che ci possa tenere uniti come operatori della scuola e studenti europei, seppur nella nostra specificità, prima di mostrare alcune pratiche didattiche rivelatisi significative nell’ambito della mia esperienza didattica e di formazione,[9] varrà la pena di chiudere condividendo i tre aspetti messi in luce nelle riflessioni conclusive dello studio del Consiglio d’Europa:

 

There is a real gap between declarations and what happens in practice. There appear to be two risks: the ignoring of declarations of intent, and the failure to supply adequate resources;

 

The main pillar of EDC at present is the formal curriculum. This arises from the fact that a curriculum already exists, providing a ready-made framework and the possibility of a structured approach, particularly with regard to the transfer of knowledge;

 

A more diversified approach  - going beyond the curriculum and a need to develop partnership between stakeholders and practitioners – begins to emerge.”[10]

 

e auspicando una sempre più attiva collaborazione tra le varie componenti della comunità scuola.[11]



[1] COUNCIL OF EUROPE PUBLISHING, Learning and Living Democracy. All-European Study on Education for Democratic Citizenship Policies, 2004, p.18

[2] M. SANTERINI, in

http://www.educazionecittadinanza.it/download/Santerini.pdf

http://www.sky.mi.it/doc-Cittadinanza/santerini,%20il%20quadro%20attual.pdf

http://www.biennale2002.edu.unipd.it/abstracts/AbstractSanterini.pdf

 

[3] M. TAROZZI, Cittadinanza Interculturale, Milano, La Nuova Italia, 2005

[4] Op. cit.

[5] Traduzione mia ” partecipazione alla presa di decisioni collettive  e alla gestione del sistema scuola ( consigli scolastici e parlamenti degli studenti)

[6]Traduzione mia “ovvero  introduzione dei diritti e del principio di responsabilità nell’organizzazione scolastica ( es: carta della scuola , forum giovanili,

[7] partecipazione alle organizzazioni studentesche e giovanili (es: club giovanili, associazioni di studenti)

[8]la pratica del dialogo, della negoziazione e della ricerca del consenso nelle quotidianità della vita scolastica (es: studenti, rappresentanti degli studenti, consulte, udienze per i giovani)

[9] Per una rassegna delle pratiche sperimentate si consulti http://www.marilenabeltramini.it/materiali/conferenza_treviso_html/EUrope%20in%20progress_file/frame.htm

 

[10] Op.cit. p.10

[11] Il supporto multimediale utilizzato nel corso della relazione è visibile in: http://www.marilenabeltramini.it/materiali/conferenza_treviso_html/EUrope%20in%20progress_file/frame.htm