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5LSCA - APeruzzi - Galimberti: le cose dell'amore
by APeruzzi - (2019-12-04)
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GALIMBERTI: “LE COSE DELL’AMORE”

 

L’autore parla di un libro che ritiene essere il più importante nella storia occidentale, in cui si è colta l’essenza dell’amore: il Simposio di Platone.

In questo dialogo Platone dice che gli amanti Che passano la vita insieme sanno cosa vogliono l’uno dall’altro. Desiderano stare uno accanto all’altro per il piacere carnale, pertanto parlano in modo enigmatico Per il piacere di dire e non dire.

Platone però non deve essere letto in modo cristiano altrimenti diventa pesante, egli cattura l’essenza dell’amore e della sua indicibilità, perché l’amore è enigmatico (Enigma deriva dal greco e vuol dire follia, È una parola gutturale cioè un termine sul quale l’uomo non ha potere).

 

L’amore viene identificato da Platone come intermediario tra mortali e divini. Il mondo degli dei in genere  non può essere allontanato, Dio si allontana da solo. Gli uomini pensavano che gli dei fossero quello scenario di cui l’umanità si è emancipata e quindi li sentono come loro antecedenti, come qualcosa di estremamente minaccioso pericoloso, A cui bisogna offrire sacrifici non per ottenere qualcosa ma per tenerli lontani. Gli umani si sono allontanati dai divini attraverso la ragione.

 

Platone ha ordinato una ragione in maniera tale che ancora noi oggi parliamo attraverso il principio di non contraddizione (una cosa è se stessa e non altro)ed il principio di causalità (una cosa accade a causa di un’altra). All’apparenza questi principi sembrano semplici invece non sono così. Ma le cose possono avere anche un’altra valenza. A questo punto interviene la ragione perché li de-finisce, cioè fissa i loro significati in modo da ridurre la dimensione dell’angoscia: un sentimento dal quale l’umanità si è sempre difesa e consiste nell’ imprevedibilità degli accadimenti del mondo: come il sentimento della paura,  che aiuta a difendersi. L’umanità è progredita solo superando l’angoscia e l’ha fatto prima che la ragione diventasse diffusa con i riti, che sono dei codici che descrivono ciò che è proibito e ciò che è permesso, sono delle strutture di ordine. Platone dice che è quindi necessario trovare una struttura, uno strumento universale: la Ragione. Ragionare significa procedere nella determinazione dei significati delle cose e stabilire dei metodi, con nessi causali, cioè per ogni causa conosco l’effetto.

 

Questo ragionamento è stato fatto per il discorso dell’amore , che si colloca tra i divini e gli umani. I divini sono i rappresentanti della follia, come viene detto da Eraclito: per un Dio è giorno e notte, è inverno e estate, è sete e fame, è guerra e pace. Non funziona quindi il principio di non-contraddizione della ragione , cioè una cosa non può essere altra: l’estate non è inverno, la guerra non è pace. Per un Dio c’è la contaminazione degli opposti, dove accade l’evento che si chiama follia.

Sempre Eraclito dice che l’uomo ritiene giusta una cosa e ingiusta l’altra, il Dio invece misconosce le differenze che la Ragione faticosamente instaura.

Gli dei subiscono delle metamorfosi e non rispettano il principio di identità: Zeus per esempio è padre degli dei, ma anche furia, toro, così come anche il Dio Cristiano, che può fare una cosa ed il suo contrario. Gli dei sono gli antecedenti dell’umano. La rappresentazione del mondo degli dei non è altro che follia. La ns differenza, il perché io non sono tu, il perché io sono diverso da un altro, non è la ragione ma è quel nucleo specifico di follia che è la modalità che ci individua. È una follia che si riesce a tenere a bada a volte, ma quando alcuni non riescono a tenerla a bada vengono chiamati folli!

Amore sta in mezzo alla ns parte folle e alla ns parte razionale, tra il mondo degli dei e quello degli umani.

Platone dopo aver fissato è dato i cardini della struttura razionale, ci dice che i beni più grandi arrivano dalla follia, data per dono divino:  La follia è più bella della saggezza umana.

Platone dice anche di conoscere quattro follie:

 

la follia della profezia: il profeta è colui che vede oltre il presente, ma non ha in mano dei dati quindi intuisce ciò che accadrà, senza nessuna garanzia scientifica o razionale, perciò è follia;

 

la follia dell’iniziazione: recepita anche dalle religioni, anche quella cristiana, che con i suoi sacramenti interviene quando c’è un momento di crisi.

per es. il momento della nascita separa la parte simbiotica per un essere unico oppure il battesimo che separa dalla madre assumendo due padrini, poi la cresima, la sessualità che sconvolge il mondo che c’era prima ricomponendolo e provocando la crisi adolescenziale, fisiologica e rischiosa a volte, il matrimonio che passa dalla vita individuale a quella di coppia, la morte infine che dobbiamo accettare... sono tutti passaggi esistenziali che possono portare a una crisi.

Crisi: Parola greca da crino che vuol dire giudico. vado in crisi quando il sistema di giudizio non funziona più . Quindi bisogna ricomporre il giudizio.

C’è poi secondo Platone una terza follia : la follia delle muse (le protettrici dei poeti. i poeti sono folli perché non tengono le parole nell’univocità del loro significato .

Es Leopardi : Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai (XXIII - CANTO NOTTURNO Dl UN PASTORE ERRANTE DELL' ASIA)

dal punto di vista logico razionale significa che la luna gira intorno alla terra, ma se viene trasgredito il principio di non-contraddizione non si può dire la luna è la luna e non altro bensì la luna è la luna e anche altro x es. un’interlocutrice alle mie interrogazioni.

Là dove c’è oscillazione di significato siamo ai margini della ragione e ai sconfinamenti della follia.

La poesia è folle ma la più alta delle follie è la follia dell’amore

Nel simposio Platone parla di Agatone e della cena a tema (in queste cene in cui si discuteva sempre di qualcosa anche tutta la notte)

 

Fra gli invitati c’è Socrate, il quale mentre si reca a questa festa ha un attacco di atopia (in greco: topos=luogo quindi atopos = fuori luogo)... praticamente se si vuole parlare delle cose dell’amore ci si deve dislocare dal luogo cioè fuori dalla ragione. Quando entra a casa di Agatone ciascuno degli invitati fa un proprio discorso sull’amore e Socrate dice che lui sa “intorno all’erotica” ovvero ha episteme di questa cosa

(Epistema=scienza anche se non c’entra niente. In questo caso significa che sta in piedi da sé). È un sapere che sta in piedi da sé, ma ci sono altri saperi che non stanno in piedi da soli, come i discorsi dei preti perché parlano ex autoritate, si appellano ad un’autorità divina.

Ma Socrate dice che in realtà non sa niente: egli è un filosofo e non dispone di un sapere, come i sapienti. La verità sembra essere costituita e da trasmettere ma secondo Platone e Socrate la verità dimora in ognuno di noi anche se malmessa e confusa. Il filosofo deve purificare e tirare fuori questa verità dalla confusione di opinioni e sentimenti che la rendono irriconoscibile (questo fatto dimostra una fiducia nell’umano)

L’impostazione religiosa invece vede un umano come un vaso da riempire (sfiducia nell’umano)

I filosofi sono molto abili nel capire se quello che sai tu sta in piedi oppure è frutto di suggestioni opinioni autorità .

Socrate si vede come colui che tasta i vasi x capire se è vero bronzo oppure no, se le tue idee stanno in piedi o no.  Il filosofo indaga.

 

Socrate dice agli altri invitati che tutto questo sull’amore glielo ha detto una donna (importante xkè non c’erano donne tra i filosofi ed in Grecia non c’era nemmeno molto rispetto x le donne)

La donna abita in quel confine tra la razionalità (dove i maschi sono stabilmente piazzati) e l’irrazionale per struttura mentale, quindi il femminile “smargina” nella follia.

La donna gli dice che Eros nasce da un atto d’amore durante un banchetto tra una povera che mangiava gli avanzi ed un semidio Poros (quindi non sarebbe figlio di Afrodite-dea sessualità- e Ares-dio guerra/aggressività. Questa parte di argomento fu ripresa anche da Freud. La sessualità serve x procreazione e aggressività x difesa della prole)

Platone cambia quindi la genealogia: povertà e Poros (=via, strada), potrebbe significare la via d’uscita dalla povertà. Eros figlio di povertà senza nutrimento e vestiti scalzo indigente come la madre.

Platone da la definizione di amore: mancanza. Non possesso. Infatti il desiderio è la mancanza di ciò che non ho!

 

La parola Desiderio si trova nel De bello gallico di Cesare : nelle guerre si combatteva di giorno xkè di notte non si vedeva, al tramonto tutti rientravano all’accampamento e c’era chi controllava chi rientrava e chi no xkè morto o disperso, quest uomini si chiamavano “desiderantes” . Quindi anche qui c’è la figura della mancanza, quelli che non sono ritornati , attesi.

Il desiderio è attesa, è mancanza, è carenza, mai possesso!

La carenza di tutte le carenze è che l’io, la ragione non è in grado di disporre di amore , è amore che dispone di noi, disordinando la parte razionale. Questo disordine avviene con la contaminazione, con la dimensione folle.

Quindi x questo Socrate dice che amore sta fra dei e umani, facendosi interprete delle parole degli dei, incomprensibili x umani e traducendo le parole degli umani che sarebbero incomprensibili x dei. Tradotto fuori dal linguaggio mitologico: amore traduce il linguaggio razionale alla ns parte folle e il linguaggio della ns parte folle alla ns parte razionale.

Amore è mediatore fra queste sue parti: l’io razionale e la follia che ci abita.

La saggezza popolare esprime tutto ciò con frasi come “con te perdo la testa “.

Da questo si capisce che in amore deve fuoriuscire la follia, uno sconfinamento dalla realtà.

Trovare la follia nell’altro è fare amore, è farsi travolgere fuori dalla razionalità. Anche il pudore è il mettersi a nudo difronte all’altro, guardandolo e riconoscendo anche la propria follia. L’erotica è la visualizzazione della follia dell’altro. L’amore è il rapporto tra la parte razionale e la parte folle per mezzo di un altro.

 

La funzione di tutto questo è come dice Socrate la “madre”. Il lavoro della madre era la levatrice: faceva uscire i bambini dal ventre e la stessa cosa fa amore. Amore è maieutico (criterio di ricerca della verità): chi entra in una storia d’amore non esce più come era prima, perché viene contaminato dalla follia. La contaminazione riconfigura l’io e la parte razionale, sia che si concluda con gioia o con dolore. L’amore è generativo, genera soggettività nuove perché intrise di follia. Quando la follia colora la parte razionale l’amore si svela.

 

Platone dice che l’uomo nasce nella follia e si addomestica nella ragione mentre cresce. La follia quindi deve essere tenuta con cura perché ci consente di fare l’amore, ma dobbiamo anche stare attenti perché ci può travolgere, perché è più potente della parte razionale. I discorsi degli innamorati sono infatti folli, perché cercano il perché si ama, il come si ama ... come nei sogni si perde la ragione, ritrovandola solo nella prima ora del mattino al risveglio con una successione ordinata di eventi per riacquistare la consapevolezza.

La ragione funziona al plurale e si parla in modo impersonale.

I greci avevan messo oltre al singolare e plurale anche il duale, quel particolare linguaggio tra amanti che sono al confine tra le rispettive razionalità e rispettive follie. Ogni cosa ha un duplice significato: quello razionale e quello particolare che ha avuto per i due amanti. I loro discorsi sono deliranti... “Senza di te mi crolla il mondo addosso “...

 

L’innamoramento è delirio anche x Freud, anche se è breve.

Non dura un’eternità perché non abbiamo il coraggio di andare a fondo alla ns follia.

Per mantenere la follia deve restare qualcosa di segreto, di esclusivamente nostro!

Platone dice che infine che non siamo uomini ma simboli di uomini (simbolo = parte in greco): per avere senso una parte deve stare insieme all’altra (come un piatto spezzato per tornare ad essere unico). L’uomo era intero ma Zeus teneva la potenza dell’uomo e decise di tagliarli in due (simbolo di un uomo) poi mandò Apollo per raccogliere la pelle dell’ombelico. Da allora ogni uomo cerca la sua parte corrispondente: uomini con uomini, donne con donne o uomini con donne, Platone non faceva differenze omosessuali, semplicemente ciascuna parte cerca la sua parte e il mediatore è amore.

La funzione finale di amore è l’atto sessuale per riguadagnare l’antica unità.

Tentativo memoria e sconfitta. Dall’unione dei corpi c’è poi di nuovo la separazione (visione tragica della grecità).

Il lacerato deve ricomporsi con atti d’amore!