Redazione biografia linguistica relativa al processo di apprendimento personale della/e lingua/e

 

 

Francia. Fin dalla prima infanzia ho amato questo Paese, probabilmente per le mie lontane origini. Ho sempre sentito “sotto pelle” la lingua francese, come parte naturale della mia vita.

I primi ricordi di apprendimento orale della lingua risalgono all’età di 5/6 anni, quando, affascinata dai 3 libri di mio fratello che aveva in adozione alla Scuola Media, rimanevo semplicemente incantata dai disegni e dalle figure riprodotte; mi sembrava quasi di rivedere una vecchia fotografia rimasta a lungo in soffitta. E poi i dischi. Sì, perché allora non c’erano ancora le cassette o i CD-Rom. Ascoltavo i 45 giri di nascosto, per non disturbare il suo studio, e cercavo di memorizzare parole, suoni, canzoni.

 

L’apprendimento scolastico finalmente arrivò anche per me, con tanto di libro e cassette! Adoravo l’uomo raffigurato in copertina, con la sua vecchia bicicletta primi anni del900. Questo mi faceva continuamente pensare al fatto che il francese fosse una lingua, come ripeteva mio padre, che scorreva nel nostro DNA, come qualcosa di innato ed ereditario quindi. Aspettavo con trepidazione le lezioni di francese per parlare questa dolcissima lingua e imparare forme grammaticali nuove. Anche il metodo del mio insegnante era affascinante: parlare in francese con il proprio compagno, presentarsi in francese, leggere brani ad alta voce di fronte alla classe… Questa strategia, che ritengo molto utile per l’apprendimento di una lingua viva, mi è rimasta talmente impressa, al punto che l’ho riproposta al momento delle mie supplenze, ottenendo tra l’altro, grande attenzione da parte della classe e forte interesse per la pronuncia dei compagni.

 

Al liceo l’apprendimento si fece naturalmente più serio, cominciando ad entrare nel vivo delle letteratura francese, tra le righe di una poesia di Baudelaire o tra le pagine di “Emma Bovary”. La professoressa, ovviamente, non tralasciava mai lo studio indispensabile dei verbi, delle forme grammaticali e sintattiche, di cui il francese è ricchissimo. Certo, era molto più affascinante immergersi nella lettura di un romanzo, ma devo ringraziare la mia insegnate circa la sua insistenza a proposito della grammatica: mai avrei potuto leggere scorrevolmente e comprendere i testi letterari e nemmeno parlare correttamente quando ho vissuto in Francia.

 

Lo stesso metodo, di vera e propria “full immersion” nella grammatica e nelle sue strutture, è stato quello adottato dai professori e dalle lettrici dell’Università. L’amore per la lingua francese e per tutto ciò che è Francia, mi aveva infatti spinta a scegliere la facoltà di Lingue e Letterature Straniere. Fondamentali, a mio avviso, i dettati, perché una lingua non si può parlare e nemmeno scrivere, se prima non si è capaci di identificarne i suoni, a volte omofoni, che essa presenta. Si tratta di un vecchio metodo, tuttora in atto in Francia, ove ai bambini vengono sottoposti numerosi dettati fin dalla scuola primaria. Inoltre, per me sono stati di fondamentale importanza i viaggi studio, ma anche l’ascolto di programmi via satellite, perché altro non hanno fatto che cementare ciò che già conoscevo. Sono mezzi utilissimi che permettono di arricchire il nostro patrimonio linguistico con conoscenze di ordine sociale, politico, economico. Penso ad esempio all’ascolto di un telegiornale o di un gioco a premi, ma anche alla visione di un film.

 

L’ascolto di CD in auto, la visione di programmi satellitari, come già menzionato, la lettura di romanzi classici (utili per rinforzare le conoscenze grammaticali e sintattiche) e moderni (essenziali per imparare i nuovi modi di dire, ad esempio – sappiamo, infatti, che tutte le lingue sono in costante e continua evoluzione -), di riviste, sia una “strategia” fondamentale per continuare ad entrare nella lingua viva, anche nel gergo quotidiano. I giornali, ad esempio, offrono un quadro chiaro ed illuminante della vita e del francese in un’ottica a 360 gradi.