STILI COGNITIVI

Nel 1977 Robert J. Sternberg ha formulato una delle ultime e più interessanti teorie sugli studi cognitivi con relative ricadute nel processo d’insegnamento stesso.

Innanzitutto lo studioso ci fornisce delle precise definizioni dei termini abilità, stile e strategia, che sono diversi tra loro.

Con abilità si intende la capacità del soggetto di eseguire determinati compiti, per esempio capacità di memoria, di creatività, l’insieme delle abilità vengono incluse nel termine di intelligenza. Lo stile è il modo in cui queste abilità vengono utilizzate da ogni singolo soggetto.

L’effetto di maggior privilegio, in ambito educativo deriva dell’uguaglianza dello stile cognitivo tra discente e insegnante. Il docente deve essere consapevole di questa importante asserzione, al fine di non giudicare un allievo più o meno intelligente di un altro, semplicemente per il fatto di possedere uno stile cognitivo piuttosto che un altro.

Per delineare i principali stili cognitivi, Sternberg conduce numerosi studi, tra i quali quello della teoria triarchica dell’intelligenza (studi del 1985 – 1988).

Secondo questa teoria l’intelligenza umana comprende tre aspetti relativi alla relazione esistente tra:

  1. Rapporto intelligenza – mondo interno dell’individuo;
  2. Rapporto intelligenza – esperienza individuale;
  3. Rapporto intelligenza – mondo esterno.

Ognuna delle tre relazioni chiama in causa diversi tipi di componenti.

Quindi dal primo rapporto, intelligenza – mondo interiore, derivano:

TEORIA TRIARCHICA

DELLA MENTE

 

 

IntelligenzaMondo interiore       IntelligenzaEsperienza        Intelligenza – Mondo esterno

 

Metacomponenti                                       Automatismo                                      Adattamento

Componente della prestazione                      Novità                                               Selezione

Acquisizione di conoscenza                                                                              Modellamento

 

Inoltre, un ulteriore contributo fondamentale per la ricerca degli stili cognitivi, Sternberg ce lo offre delineando i tre tipi basilari dell’intelligenza, che sono:

  1. Intelligenza Analitica: la scuola tende principalmente a favorirla, poiché è legata al pensiero astratto; essa consistente nella capacità di scomporre, confrontare, analizzare, esaminare i dettagli, giudicare, valutare, spiegarsi il perché delle cose.
  2. Intelligenza Creativa: capacità di produrre il nuovo, di formare nuove combinazioni di idee, di affrontare la vita in modi diversi da quelli consueti; questo secondo tipo di intelligenza comprendente l’intuizione, l’immaginazione, la scoperta, il saper ipotizzare, il saper inventare.
  3. Intelligenza Pratica: abilità di sperimentare manualmente, di utilizzare gli strumenti, di saper organizzare, realizzare, applicare progetti concreti.

Sternberg afferma che la correlazione tra queste tre tipologie di intelligenza è più o meno bassa, quindi una persona che eccede in un tipo non vuol dire che avrà gli stessi risultati nelle altre due. L’autore ci tiene a precisare che l’intelligenza non è solo quella che ritroviamo nell’aula scolastica, ma è nella vita reale, è intorno a noi.

Da tutte queste ricerche, Sternberg, tra il 1988 e il 1994, giunge alla formulazione della Teoria dell’autogoverno della mente, secondo la quale gli individui, in situazioni problematiche, siano esse delimitate all’ambito scolastico o presenti nella vita quotidiana, si pongono secondo particolari modalità che sono strettamente legate alle

 

strategie operative personali

ò

il modo personale e preferenziale di ogni individuo di usare le abilità;

È in questo ambito che compare lo stile cognitivo, definito dallo stesso Sternberg

come

                        tendenza costante e stabile nel tempo a usare una determinata classe di strategie                                                                                                                                                    (R.J. Sternberg, “Stili pensare”, 1997 ).

 

Partendo dalla metafora delle forme di governo, l’autore classifica gli stili in base alla loro funzione, alla forma, ai livelli, alla sfera ed alle propensioni o preferenze.

Indi per cui  abbiamo tredici stili, ordinati sotto cinque categorie:

  1. Funzioni:

a)                    Legislativa

b)                    Esecutiva

c)                     Giudiziaria

  1. Forme:
  1. Monarchica (preferisce concentrarsi con il massimo impegno su un obiettivo alla volta o su un’unica area di interesse;)
  2. Gerarchica (si dedica ad una pluralità di interessi o obiettivi ed è consapevole che non può dedicarsi ad entrambi contemporaneamente. Per questo motivo riesce a gerarchizzarli secondo un ordine di priorità.)
  3. Oligarchica (attratto da numerosi interessi, ma non riesce a collocarli secondo una giusta priorità. In questo caso è basilare l’aiuto dell’insegnante al fine di analizzare con il ragazzo i vari obiettivi che si è posto, cercando insieme di fissare delle priorità)

4.      Anarchica (è specifico degli alunni che si dimostrano frenetici, iperattivi, che passano da un obiettivo o un interesse all’altro senza mai portarne a termine uno. Sono ostili alle regole, ma spesso possono giungere a soluzione di problemi in maniera del tutto nuova e particolare, al contrario di altre persone; se ben guidato e stimolato dall’insegnante, l’alunno “anarchico” può mostrarsi particolarmente creativo.)

 

  1. Livelli:

a)                    Globale

b)                    Analitica

  1. Sfere:

a)                    Interna

b)                    Esterna

 

  1. Propensioni:

1)     Radicale (porta l’alunno ad oltrepassare le regole e le procedure già date per giungere alla soluzione dei problemi, optando per delle più originali soluzioni, alternative nel modo di affrontare le questioni

2)     Conservatrice (I conservatori manifestano una estenuante difesa delle procedure già note, che in passato li hanno condotti a soluzioni soddisfacenti.)

 

Analizziamo ora nel dettaglio le componenti di ogni categoria della teoria dell’autogoverno mentale di Sternberg.

Per quanto concerne le funzioni, abbiamo tre tipologie di stili:

 

-               le persone con uno stile cognitivo legislativo sono prevalentemente creative, amano generare, formulare, progettare idee,   progetti; preferiscono decidere in modo autonomo le procedure, le regole e quindi sono ostili alle istruzioni fornite da altri;

-               coloro che mostrano una forte propensione verso uno stile esecutivo preferiscono agire dopo aver ricevuto istruzioni da terze persone, eseguono ciò che gli viene richiesto;

-               i soggetti con stile giudiziario privilegiano l’analisi attente, la valutazione, il giudizio, il confronto di ciò che viene loro proposto.

 

Secondo Sternberg la scuola tende a privilegiare e a premiare lo stile esecutivo: l’insegnante impartisce le regole, le spiegazioni e poi assegna alla classe i compiti da svolgere seguendo le sue indicazioni. Questo può far sì che studenti con un diverso stile cognitivo, come ad esempio quello giudiziario o legislativo, possano essere considerati poco intelligenti e non venire apprezzati per le proprie doti.

Sul piano dei livelli Sternberg fa una distinzione tra le persone che hanno una percezione globale delle cose, e quelle analitiche; questo punto risente dell’influenza delle ricerche compiute da Witkin sulla dipendenza - indipendenza dal campo.

I soggetti globali notano la questione d’insieme e tralasciano i dettagli, diversamente gli analitici ritengono fondamentali i dettagli di una situazione e li esaminano approfonditamente, perdendo di vista il quadro generale.

Anche l’area della sfera è suddivisa in due categorie composte dalle persone che preferiscono il lavoro individuale, che sono introverse e poco propense alla socializzazione, ovvero gli “interni”, e dagli “esterni” che sono estroversi, che amano il lavoro di grande e piccolo gruppo sia per giungere a delle soluzioni soddisfacenti, sia per socializzare.

Sternberg fa un elenco di metodologie di insegnamento più consone allo stile cognitivo favorito da un discente:

 

­          ­               lo stile esecutivo è facilitato nella normale spiegazione,

­          ­               quello giudiziario è aiutato nelle domande che promuovono il ragionamento,

­          ­               quello legislativo predilige l’elaborazione dei progetti.

 

Quindi nell’atto educativo, se l’insegnante favorisse un unico metodo di insegnamento, penalizzerebbe gli alunni con altri stili cognitivi. Quindi il docente deve cercare di mediare, di combinare tutti i metodi d’apprendimento, anche se il percorso è molto lungo e faticoso.