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GLicata 5A - Galimberti's audio-lesson
by GLicata - (2012-12-18)
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Audio-lesson of 17th december

Galimberti incentra il suo discorso sulla parola sacro, perciò inizia a spiegarne il significato partendo dalla sua etimologia. Il termine è di origine indoeuropea ed è traducibile con "separato".

Sacro fa riferimento a tutte le potenze che dominano l’uomo e quindi di cui egli ha timore. Nonostante ciò il Sacro è comunque il luogo da cui tutti abbiamo avuto origine ma anche in cui si ha la contaminazione dei contrari, ovvero dove si ha la confusione dei codici (per esempio bene – male , giusto – sbagliato nel sacro si mescolano). Questo mescolamento è paragonabile alla follia, una follia presente in noi che proiettiamo su schermo.

Galimberti distingue il sacro dal mondo profano, quest’ultimo infatti è lo spazio in cui il primo viene manifestato ( templi, chiese..), questi luoghi permettono ai sacerdoti di mediare appunto tra queste due istanze.

Citando Eraclito, che sostiene che Dio è il mescolamento di tutti gli opposti, Galimberti afferma che il sacro è il luogo dell’indifferenziato. In un mondo del genere però non si ha possibilità di vivere, poiché l’uomo ha bisogno di definire e di distinguere, avere punti di riferimento. Per questo motivo l’umanità si è affidata ad un sistema di regole chiamata RAGIONE, convenzione che permette all’uomo di sconfiggere le sue paure, in particolare quella dell’imprevedibile. La RAGIONE infatti si fonda sul principio di non contraddizione e sul principio di causalità. Il primo afferma che una cosa è, e non può essere il suo contrario, mentre il secondo stabilisce un rapporto diretto tra causa ed effetto; di conseguenza, se questi due principi sono fondamenti della ragione, si può ben capire perché essa è utile all’uomo ed è stata adottata per superare l’idea di un mondo dell’indifferenziato citato sopra.

Il mondo del sacro è comunque un luogo tipico dei bambini, non ancora giunti all’età della ragione o dei folli che abitano nella confusione dei codici, ma dalla quale probabilmente non usciranno mai. Anche i poeti vivono nel mondo dell’indifferenziato, e Galimberti pone l’esempio di Leopardi: nella poesia “Canto Notturno Di Un Pastore Errante Dell’Asia”, l’io lirico domanda alla luna il motivo del suo essere nel cielo, perciò la luna diventa interlocutrice oltre che corpo celeste. Ed il poeta esce dalla SMARGINAZIONE o vi entra a suo piacimento, con questo termine Galimberti si riferisce all’ azione possibile di affidare ad un termine una polivalenza di significati.

Successivamente Galimberti pone l’esempio della tribù dei Vacandi, i quali praticano un rito in cui gettano delle lance in una fossa, che per loro simboleggia l’organo genitale femminile. Da questo si può capire che all’interno delle tribù le ambivalenze esistono e che queste entità entrano spesso in una dimensione sacrale, dove avviene appunto la confusione dei codici.

Tutti noi facciamo esperienza di dimensione sacrale nei sogni, luoghi in cui il principio di non contraddizione o di causalità sono assenti. Inoltre noi siamo tutti uguali dal punto di vista razionale, poiché come detto prima la ragione è una convenzione. È la follia, l’ambivalenza che ci rende diversi e che è il luogo del singolare, in contrapposizione con il plurale, della razionalità.

Per uscire dallo scenario della follia, gli uomini hanno collocato nel mondo degli dei, e ne sono esempio la religione greca e cristiana. Infatti ritroviamo esempi in cui gli uomini hanno affidato qualsiasi evento o passione che li possa rompere la quiete o la pace. Infatti, in passato, i sacrifici erano compiuti per tenere lontano gli dei e i loro possibili effetti devastanti sull’uomo. Un esempio di questa credenza, risale al 1800, quando i medici nella prognosi dei folli scrivevano “DC”, ovvero “Deo Concedente”. Dio si allontana solo, non è l’uomo a distanziarsi da lui.