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INTERVISTA AD UN PROFILO PROFESSIONALE
Orientamento in uscita dalla scuola secondaria di secondo grado.
Intervista alla Dr.ssa Barbara Loffredo, sostituto procuratore della Repubblica.
Buonasera Dr.ssa Loffredo, mi chiamo Amedeo Noacco e sono uno studente di 5^A del Liceo Einstein di Cervignano del Friuli(UD). Vorrei rivolgerle alcune domande per la mia intervista ad una persona che svolge un ruolo importante nella vita civile.
D. Sono a conoscenza che Lei ha effettuato gli studi presso il mio Istituto, quindi con una preparazione scientifica. Allo scadere dell’ultimo anno ha dovuto fare la scelta dell’università, quali sono stati i motivi che la hanno fatto propendere per la facoltà di giurisprudenza?
Per la verità, fino all’ultimo sono stata indecisa tra la facoltà di giurisprudenza e quella di lettere moderne. Ero sicura che non avrei scelto una facoltà scientifica, perché ho sempre preferito le materie umanistiche. A suo tempo avevo deciso di frequentare il liceo scientifico perché, non avendo ancora le idee chiare sul mio futuro, avevo optato per una scuola che sapevo essere valida e che logisticamente era comoda, abitando a Cervignano. Per frequentare il liceo classico, che forse avrei preferito per l’impronta più spiccatamente umanistica, avrei dovuto andare a Udine o a Gorizia. In ogni caso anche al liceo scientifico le materie umanistiche hanno un ruolo importante. Alla fine ho scelto giurisprudenza perché avevo già l’idea di voler tentare la carriera in magistratura.
D. Qual è stata la differenza di metodologia di studio tra il liceo e l’università, ha trovato differenze oppure è cambiato solo la gestione tempo/studio?
Ci sono state molte differenze nella metodologia di studio utilizzata all’università rispetto a quella utilizzata al liceo. Da un lato, nello studio delle materie giuridiche rivestono un ruolo importante l’utilizzo del linguaggio, la logica e la memoria. Più in generale all’università aumenta notevolmente la mole di nozioni da apprendere e si riduce il tempo a disposizione. Dall’altro lato l’organizzazione dello studio è molto diversa, maggiormente rimessa all’autonomia del singolo. Questo mi ha consentito di seguire il mio ritmo personale di studio e quindi di ultimare in corso gli esami del mio piano di studi. La scuola superiore, peraltro, ha indubbiamente il vantaggio di un maggiore confronto con gli insegnanti.
D. Alla fine del percorso universitario ha poi scelto una carriera che la vede occupare un ruolo molto importante all’interno della società, di responsabilità e impegno sia sotto il profilo personale che familiare. Quando ha maturato questa scelta e perché.
Quando mi sono iscritta all’università avevo già l’idea, sebbene ancora confusa, di voler tentare la carriera in magistratura. Credo che alla base di questa mia scelta vi fosse un certo idealismo, il bisogno di fare qualcosa che ritenevo utile anche per gli altri, oltre, naturalmente, al desiderio di svolgere un lavoro stimolante, non comune.
D. Quale è stato il suo percorso, una volta deciso di affrontare l’esame per questa importante carriera e dopo averlo vinto, in particolare le tappe superate.
Dopo la laurea ho deciso di non concentrare ogni energia sul futuro concorso, vista la difficoltà dello stesso. Volevo essere autonoma economicamente al più presto possibile, così mentre studiavo per il concorso, ho lavorato in uno studio legale, prima come praticante poi come avvocato e successivamente ho lavorato per brevi periodi nella pubblica amministrazione, dopo aver vinto alcuni concorsi. Dopo aver superato il concorso in magistratura, ho svolto un periodo di tirocinio della durata di un anno e mezzo presso il Tribunale di Trieste, affiancando diversi giudici, nel settore civile e penale, e pubblici ministeri. Al termine del tirocinio sono stata ritenuta idonea a svolgere le funzioni giudiziarie e sono stata trasferita in Procura a Udine, dove lavoro con funzioni di sostituto procuratore dal luglio 2006 . In tale veste coordino, al pari dei miei colleghi, le indagini sui reati che vengono commessi in Provincia di Udine intrattenendo rapporti con le forze dell’ordine presenti sul territorio e sostengo l’accusa in giudizio.
D. Quali i diversi ambiti o le diverse eventuali specializzazioni all'interno della
professione?
Un magistrato può svolgere funzioni di giudice, nel settore civile (che riguarda controversie tra privati) o nel settore penale (che riguarda la repressione dei reati), oppure funzioni di pubblico ministero. In estrema sintesi, il pubblico ministero non “decide”, ossia non pronuncia sentenze, ma coordina le indagini e, all’esito delle stesse, se si convince della colpevolezza di un indagato presenta al giudice richiesta di rinvio a giudizio, sostenendo la relativa accusa nel processo, se si convince della sua innocenza presenta richiesta di archiviazione. Nella fase delle indagini, in presenza di particolari presupposti di legge, il pubblico ministero può richiedere al giudice l’emissione di misure cautelari, ossia di provvedimenti provvisori che limitano, in attesa del processo, la libertà dell’indagato in misura più o meno ampia.
Il giudice, al contrario, istruisce i processi, assume le prove e alla fine pronuncia la sentenze.
D. Quale grado di autonomia presenta tale professione?
C’è sicuramente ampia autonomia nello svolgimento della professione di magistrato, in attuazione di quanto previsto dagli articoli 101e seguenti della Costituzione. Questo serve a garantire che un magistrato nello svolgimento delle sue funzioni non subisca pressioni o condizionamenti. In sintesi l’autonomia del magistrato comporta il potere e dovere di agire nell’esclusivo rispetto della legge. Certamente il giudice è maggiormente autonomo rispetto al pubblico ministero, in quanto la Procura è un ufficio organizzato su base gerarchica in cui il Procuratore Capo ha maggiori poteri di controllo sui suoi sostituti rispetto a quelli di un Presidente di Tribunale.
D. Quali sono le conoscenze richieste per l’esercizio del ruolo professionale?
E’ indubbiamente necessaria una solida preparazione giuridica, per raggiungere la quale non è sono certamente sufficienti gli anni di università. E’ necessario, inoltre, un continuo aggiornamento professionale. Per quanto riguarda specificamente le funzioni di pubblico ministero, l’esperienza riveste un ruolo importante perché ti consente di rapportarti correttamente e proficuamente con le forze dell’ordine, con gli avvocati ed il personale amministrativo e di utilizzare al meglio i diversi strumenti di indagine a disposizione.
D. Se le avessero chiesto di svolgere questo incarico al fianco di magistrati della DDA di Palermo, in una Regione difficile sotto il profilo della legalità con conseguente rischio diretto per l’incolumità della figura del magistrato, come avrebbe affrontato questo impegno?
Credo che avrei affrontato l’impegno particolarmente arduo, nella maniera che mi contraddistingue, ossia da un lato con entusiasmo per l’importanza dell’incarico e per l’opportunità di vivere un’esperienza professionale sicuramente stimolante e unica, dall’altro con prudenza, umiltà e con una continua verifica sul campo della mia capacità e idoneità ricoprire il ruolo assegnatomi.
Tuttavia, per essere sincera, devo dire che non sarebbe una scelta che farei in questa fase della mia vita, in cui sono da poco diventata mamma.
D. Dalla stampa quotidiana apprendiamo che la cronaca nera occupa sempre maggior spazio sulle testate giornalistiche sia nazionali che regionali, quali sono le sue sensazioni di fronte ai reati che quotidianamente si trova ad affondare, in particolare quando deve privare della libertà personale una persona che si è resa responsabile di un delitto ?
Credo che spesso la stampa non offra un’immagine reale della nostra società e dei reati che vi si commettono, nel senso che, come forse è logico che sia, viene data molta enfasi e risalto ad alcuni episodi, certamente gravi e preoccupanti, che però, almeno per quanto riguarda la zona in cui viviamo, costituiscono ancora fenomeni isolati. Molto più numerosa è altra tipologia di reati, quali furti, truffe, cessione di sostanze stupefacenti, reati fiscali e finanziari.
Per quanto mi riguarda non è mai facile e scontato chiedere, all’esito di un processo , condanne a pene detentive elevate. Lo faccio tenendo sempre presente i presupposti di legge e l’esito delle prove assunte durante il processo. La libertà personale è un bene da trattare con la massima delicatezza e rispetto.
Certamente più difficile chiedere al giudice l’emissione della custodia cautelare in carcere in corso di indagini, ossia di una misura provvisoria che priva la persona della libertà anche se questa persona non è ancora stata giudicata colpevole all’esito di un processo nel contraddittorio delle parti. Lo faccio sempre con prudenza e nel rispetto dei presupposti di legge. Non è sempre facile bilanciare l’esigenza di tutela della collettività con il diritto di libertà del singolo.
D. Quante ore al giorno di lavoro mediamente richiede la professione?
Non c’è un orario fisso, nel senso che abbiamo ampia autonomia nel gestire il nostro lavoro. Dedico al lavoro la maggior parte delle mie giornate. Spesso lavoro qualche ora a casa anche la sera e la domenica. Soprattutto quando si svolgono funzioni di pubblico ministero, inoltre, il lavoro non termina quando si esce dall’ufficio, perché è frequente ricevere telefonate riguardanti indagini in corso anche quando si è a casa o in ferie o in malattia.
D. La professionalità indubbia che deve caratterizzare un magistrato non lo esime però a soffermarsi ed a fare confronti con il quotidiano, in particolare non credo che si possa chiudere la porta dell’ufficio e raggiungere i propri familiari lasciandosi dietro tutto il male che si è visto durante il giorno. Ci sarà comunque uno sfogo ovvero dovrà comunque cancellare questo per affrontare serenamente i rapporti con la famiglia. Quanto è difficile riuscire a staccare la spina e ciò è sempre possibile?
Il lavoro di pubblico ministero, che comporta il continuo contatto con la criminalità in tutte le sue sfaccettature, indubbiamente ha influenzato il mio modo di considerare il mondo che mi circonda.
E’ difficile non preoccuparsi per un figlio, anche se ancora piccolo, quando si tocca con mano quanto è diffuso l’uso di sostanze stupefacenti tra i ragazzi o quando si trattano procedimenti di violenze sessuali ai danni di minori. Più banalmente è difficile non temere che qualcuno si introduca in casa di notte, quando puoi constatare personalmente la diffusione che i furti in abitazione hanno anche nel nostro territorio.
Non credo di riversare sulla mia famiglia i problemi e le inevitabili frustrazioni e ansie del mio lavoro. Al contrario la famiglia mi aiuta a lasciare tutto questo dietro la porta di casa e a ristabilire un contatto con la realtà quotidiana, cosa indispensabile per mantenere l’equilibrio necessario nello svolgimento della professione.
D. All’interno delle Procure ci sono magistrati che seguono i reati contro la persona, quelli contro il traffico di stupefacenti, quelli che si occupano di minori e così via. Lei quali reati segue in particolare e se ambirebbe a specializzarsi per combattere altre figure delittuose.
Io tratto specificamente i reati contro la pubblica amministrazione e i reati finanziari, societari e fiscali. Sono molto soddisfatta di questa specializzazione, perché si tratta di reati di una certa complessità dal punto di vista giuridico. Oltre a questa tipologia di reati mi occupo, come tutti i colleghi, dei reati c.d. comuni come omicidi, rapine, furti, truffe.
D. Siamo ormai agli sgoccioli della campagna elettorale ed in vista delle nuove elezioni del Parlamento italiano. Abbiamo appreso con sorpresa, per noi ragazzi, che sia il Procuratore Nazionale Antimafia Dr. Pietro Grasso che il magistrato di Palermo dell’antimafia Giusepe Ingroia, si sono candidati chi come premier chi solo nelle liste dei partiti, seguendo anche colleghi con nomi altrettanto illustri come Di Pietro, Aiala, Casson e tanti altri. Non pensa che esercitare prima il potere Giudiziario e poi quello Legislativo possa in qualche modo influenzare ed alla fine non essere obiettivi nell’approvazione dei testi legislativi a discapito di noi cittadini?
In generale credo che ogni cittadino, e quindi anche un magistrato, abbia il diritto di accedere a cariche elettive, come peraltro è previsto dal nostro ordinamento. Certamente è giusto, come in effetti accade, che un magistrato che decide di intraprendere la carriera politica lasci il lavoro in magistratura. Ritengo inoltre che un magistrato possa dare un valido contributo nell’approvazione di leggi, non solo in quanto studioso del diritto, ma soprattutto come persona che ha avuto concreta esperienza degli effetti di determinate leggi. D’altra parte l’approvazione di una legge è il risultato di un procedimento complesso e articolato nel quale non è il singolo a decidere ma un organo all’interno del quale sono rappresentate le varie istanze politiche e sociali del paese.
Quello che invece non condivido è l’eccessivo presenzialismo, in televisione e sui giornali, di certi colleghi. Credo che non giovi all’immagine dell’intera categoria. Ritengo che il nostro lavoro vada svolto in silenzio e con discrezione.
D. Quali motivi di soddisfazione (vantaggi) e quali, eventualmente, di insoddisfazione (svantaggi) presenta questa professione?
La mai professione è sicuramente molto stimolante e molto varia. Non c’è davvero il rischio di annoiarsi. In particolare un pubblico ministero è chiamato ad operare su più fronti, da un lato il processo con le sue regole e le sue difficoltà, dall’altro le indagini, che in alcuni casi possono essere davvero stimolanti. Inoltre è un lavoro che gode di una discreta autonomia.
Di contro può essere frustrante lavorare quando ci si accorge che molte volte il proprio lavoro verrà vanificato(ad esempio perché un reato si è prescritto). Inoltre la difficile situazione economica del paese ha avuto pesanti riflessi sulla giustizia: spesso noi magistrati,come anche le forze dell’’ordine, ci troviamo a lavorare con armi spuntate, perché non ci sono risorse economiche e umane sufficienti a svolgere le indagini nel modo migliore o a gestire i processi in maniera celere.
D. Quali consigli si possono dare a chi volesse esercitare tale professione?
Innanzi tutto di essere ben convinti della scelta, perché il percorso per diventare magistrato è davvero molto difficile e richiede molto impegno. Poi di studiare molto, e, una volta superato il concorso, tenere sempre a mente che questa professione, almeno per come la intendo io, è una professione di servizio, che deve essere svolta rispettando le regole e le persone, ivi compresi coloro che commettono reati.