Learning Paths » 5B Interacting

CVenturini _ The Love Song of J. Alfred Prufrock, translation
by CVenturini - (2013-03-25)
Up to  5B - T.S. Eliot and Modernist Poetry. The Waste LandUp to task document list
 

Andiamo, allora, io e te,

quando la sera si diffonde contro il cielo

come un paziente sotto effetto dell'etere sopra il tavolo;

andiamo, attraverso certe strade mezze deserte,

le mormoranti ritirate

di notti senza riposo in alberghi economici da una sola notte

e ristoranti pieni di segatura e ostriche:

strade che segnano come una noiosa argomentazione

di un intento insidioso

per condurti con una domanda travolgente...

Oh, non chiedere, "Che cos'è?"

Andiamo e facciamo la nostra visita.

Le donne nella stanza vanno e vengono

Parlando di Michelangelo.

La nebbia gialla che strofina la sua schiena contro i vetri delle finestre,

il fumo giallo che strofina la sua museruola sui vetri delle finestre,

si è leccato con la lingua agli angoli della sera,

indugia sulle pozzanghere che si trovano negli scarichi,

che cada sulla schiena la fuliggine che cade dai camini,

scivolata dalla terrazza, fatto un improvviso balzo

e vedendo che era una dolce notte di ottobre,

si è arrotolata una volta intorno a una casa e si è addormentata.

E infatti ci sarà tempo

Per il fumo giallo che scivola lungo la strada

Sfregando la sua schiena sui vetri delle finestre;

ci sarà tempo, ci sarà tempo

per preparare una faccia per incontrare le facce che tu incontri;

ci sarà tempo per uccidere e creare

e tempo per tutti i giorni e i lavori delle mani

che sollevano e fanno cadere una domanda sul tuo piatto;

tempo per te e tempo per me

e tempo ancora per cento indecisioni,

e per cento visioni e revisioni,

prima di prendere un toast e thé.

Nella stanza le donne vanno e vengono

Parlando di Michelangelo

Ed infatti ci sarà tempo

Per chiedersi, "Oso?" e, "Oso?",

tempo per girarsi e scendere le scale,

con una calvizie nel mezzo dei miei capelli-

(Essi diranno: "Come si stanno diradando i suoi capelli!"),

il mio cappotto del mattino, il mio colletto tirato su in modo risoluto fino sul mento,

la mia cravatta ricca ma modesta, ma affermata con un semplice fermaglio-

(Essi diranno: " Ma come sono magre le sue mani e le sue braccia!)

Oso

Io disturbare l'universo?

In un minuto c'è tempo

Per decisioni e revisioni che un minuto cambierà.

Perché le ho già conosciute, le ho conosciute tutte:

ho conosciuto le sere, le mattine, i pomeriggi.

Ho misurato la mia vita con cucchiai di caffè;

conosco le voci morenti con una morente caduta

sotto la musica da una stanza più lontana.

Quindi come dovrei presumere?

E ho già conosciuto gli occhi, gli ho conosciuti tutti

Gli occhi che ti fissano in una frase formulata,

e quando io sono formulata, stendendomi su uno spillo,

quando sono fissato con uno spillo e contorcendomi sul muro

allora come dovrei iniziare

a sputare fuori la fine dei miei giorni e delle mie strade?

E come dovrei presumere?

E io ho già conosciuto tutte le braccia, le ho conosciute tutte,

braccia che sono imbraccialettate e sono bianche e nude

(ma alla luce della lampada, ricoperte di leggeri peli marroni")

È profumo di un vestito

Che mi fa fare una tale digressione?

Braccia che giacciono lungo un tavolo avvolte in uno scialle.

E dovrei allora io presumere?

E come dovrei iniziare?

 

Dovrei dire, sono andato al tramonto lungo strade strette

E ho visto il fumo che si solleva dalle pipe

Di uomini soli in maniche di camicia che si sporgono fuori dalle finestre?

Avrei potuto essere un paio di artigli

Che si muovono freneticamente attraverso i fondali di silenziosi mari.

 

E il pomeriggio, la sera, dorme così tranquillamente!
Lisciata da lunghe dita,
Addormentata... stanca... o gioca a fare la malata,
Sdraiata sul pavimento, qui fra te e me.
Potrei, dopo il tè e le paste e i gelati,
Aver la forza di forzare il momento alla sua crisi?
Ma sebbene abbia pianto e digiunato, pianto e pregato,

Sebbene abbia visto il mio capo (che comincia un po' a perdere i capelli)
Portato su un vassoio,
lo non sono un profeta - e non ha molta importanza;
Ho visto vacillare il momento della mia grandezza,
E ho visto l'eterno Lacchè reggere il mio soprabito ghignando,
E a farla breve, ne ho avuto paura.

E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto,
Dopo le tazze, la marmellata e il tè,
E fra la porcellana e qualche chiacchiera
Fra te e me, ne sarebbe valsa la pena
D'affrontare il problema sorridendo,
Di comprimere tutto l'universo in una palla
E di farlo rotolare verso una domanda che opprime,
Di dire: "lo sono Lazzaro, vengo dal regno dei morti,
Torno per dirvi tutto, vi dirò tutto " -
Se una, mettendole un cuscino accanto al capo,
Dicesse: "Non è per niente questo che volevo dire.
Non è questo, per niente."
E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto,
Ne sarebbe valsa la pena,
Dopo i tramonti e i cortili e le strade spruzzate di pioggia,
Dopo i romanzi, dopo le tazze da tè, dopo le gonne strascicate sul pavimento
E questo, e tante altre cose? -
E' impossibile dire ciò che intendo!
Ma come se una lanterna magica proiettasse il disegno dei nervi su uno schermo:
Ne sarebbe valsa la pena
Se una, accomodandosi un cuscino o togliendosi uno scialle,
E volgendosi verso la finestra, dicesse:

" Non è per niente questo,
Non è per niente questo che volevo dire."

 

No! lo non sono il Principe Amleto, né ero destinato ad esserlo;
Io sono un cortigiano, sono uno
Utile forse a ingrossare un corteo, a dar l'avvio a una scena o due,
Ad avvisare il principe; uno strumento facile, di certo,
Deferente, felice di mostrarsi utile,
Prudente, cauto, meticoloso;
Pieno di nobili sentenze, ma un po' ottuso;
Talvolta, in verità, quasi ridicolo -
E quasi, a volte, il Buffone.

Divento vecchio... divento vecchio...
Porterò i pantaloni arrotolati in fondo.