Learning Paths » 5A Interacting
Q: Buongiorno, mi chiamo Piero Cavallari e frequento la quinta liceo del liceo scientifico ‘A.Einstein’ a Cervignano. Sto per intervistare un profilo professionale, all'interno di un progetto voluto dalla professoressa Marilena Beltramini, l’insegnante di inglese, in cui ci è chiesto di intervistare una figura professionale, dato che ci stiamo orientando per la scelta universitaria. Quindi in quest'intervista cercherò di capire qualcosa in più riguardo la facoltà di Medicina e Chirurgia. Abbiamo qui il Dr. Livio Frausin, che è stato invitato per interposta persona, e al quale porrò alcune domande. Intanto vorrei si presenti: il Dr. Livio Frausin.
A: Buongiorno Piero. Io sono medico, faccio il chirurgo ortopedico in una struttura a Trieste e mi occupo a livello superspecialistico di chirurgia del piede.
Q: Volevo chiederle innanzitutto da cosa, come o perché è nato l'interesse per la facoltà di Medicina e per la figura professionale del medico.
A: Il percorso è stato un po' lungo: ai tempi miei non ci si poteva iscrivere a tutte le facoltà, se non avevi fatto un liceo classico o scientifico. Avevo un parente che faceva l’avvocato, un altro il notaio. Queste figure erano delle figure incombenti sulla mia preparazione professionale futura, di conseguenza, si ventilava la possibilità di un'iscrizione alla facoltà di legge; all'epoca per potersi iscrivere a legge bisognava assolutamente aver frequentato il liceo classico. Di conseguenza la scelta del liceo classico è stata una scelta obbligata, dopo, con il passare degli anni, ho capito che la mia vita non era quella dietro una scrivania; penso che se non avessi fatto l’ortopedico avrei fatto il meccanico. Ero molto più portato per un'attività pratico manuale: ho scelto di conseguenza di fare medicina, e nel proseguo con la medicina una branca di natura chirurgica, dove c'era la possibilità di ‘menare le mani’ nel vero senso della parola.
Q: Quale è stata quindi la specializzazione che ha scelto?
A: È stata l'ortopedia. Poi in un secondo momento ho fatto un'altra specializzazione, già da laureato specializzato in ortopedia: mi sono ulteriormente specializzato in fisioterapia e riabilitazione.
Q: Una curiosità riguardo lo step finale della carriera universitaria, ovvero la tesi di laurea. Quale è stata e per quale motivo a quel punto l’ha scelta?
A: Io ho fatto la tesi di laurea in anatomia patologica, non avevo ancora deciso quale sarebbe stata la mia specializzazione futura. L'anatomia patologica da un vecchio collega mi era stata giustamente descritta come il tempio della medicina. È una branca che abbraccia un po' tutto quindi ho fatto la mia tesi con un grande professore che ha lasciato una grande impronta a Trieste, era uno scienziato. È stata una persona molto importante per la mia formazione e ci ha fatto capire tante cose dal punto di vista materiale, dal punto di vista pratico, e abbiamo fatto un enormità di esercitazioni su cadavere. Lui era solito ripetere questa frase, che un giovane domani tra 10 – 20 - 30 anni, nella sua carriera professionale si occuperà esclusivamente della sua branca specialistica o superspecialistica, di conseguenza le cose che si saranno imparate in maniera teorica e non pratica sfuggiranno sicuramente con il passare degli anni; lui era convinto ,e gli devo dare assolutamente ragione, che quello che si vedeva sul tavolo autoptico non si sarebbe più dimenticato. Vedendo gli organi interni danneggiati dai vari processi patologici, un domani, ponendo la mano sulla pancia del paziente, pur non essendo la tua branca specialistica, sapevi cosa poter andare a cercare o escludere dal punto di vista meccanico materiale.
Q: Tornando al discorso specializzazione: è d’accordo con la tesi ‘’sarebbe ragionevole aspettare che sia la specializzazione a scegliere la persona e non viceversa’’?
A: Domanda interessante, penso che o parti già con un idea fissa, cioè voglio fare assolutamente questo perché questo è il mio grande amore, oppure è giusto che la specializzazione scelga te: frequentando i vari ambienti clinici nel proseguo della tua attività di studente, o nei primi periodi di età pratica da medico, e avendo la possibilità di frequentare le varie branche specialistiche. In effetti a me è successo così: è stata la specializzazione che mi ha scelto. Io ho frequentato medicina interna, che sicuramente è una bella branca, però non mi ha preso e affascinato come le branche chirurgiche. Ho frequentato poi altre branche chirurgiche come la ginecologia e l'otorinolaringoiatria, e alla fine sono capitato a fare una sorta di tirocinio in ortopedia. Il lavoro meccanico e di piccola urgenza a cui anche i giovani medici potevano partecipare mi ha affascinato. C'era la possibilità di cominciare a lavorare subito su piccola chirurgia, e rifacendomi al discorso della mia passione per la meccanica, di fatto l’ho applicata sul corpo umano e quindi, in questo senso, frequentando un ambiente di questo genere è stata la specializzazione che mi ha acchiappato. Non l’ho scelta direttamente io in un certo senso.
Q: Ho potuto sentire, parlando di università all'estero, parlando di università in Italia, di uno scompenso tra le due: si dice che le università italiane non offrono agli studenti una preparazione pratica sufficiente rispetto alla media europea, mentre invece viene privilegiata la teoria.
A: Questo penso sia stato sicuramente nei tempi passati. Negli anni miei, io ho purtroppo già 35 anni di laurea sulle spalle, sinceramente c'era una discrepanza tra pratica e teoria. Penso che questo vuoto sia stato in parte colmato negli ultimi anni, e la differenza con l'università estera si sia colmata. Forse c'è ancora qualcosa da fare dal punto di vista della pratica. Per gli studenti la pratica vuol dire disponibilità di mezzi e strutture, che forse in certi momenti possono essere ancora carenti.
Q: Proprio riguardo il discorso dell'orientamento in entrata, che io sto affrontando in questo periodo, le chiedo: cosa consiglierebbe a una persona indecisa sul frequentare Medicina?
A: Il percorso è molto lungo, duro e selettivo. Allo stato attuale la facoltà di medicina garantisce un sicuro lavoro futuro; è molto dura l'iscrizione, i criteri di valutazione dell'iscrizione a medicina sono secondo me criticabili a dir poco: gli esami, la selezione secondo me avviene in maniera non corretta. Secondo me dovrebbe esserci la possibilità di iscrizione per tutti gli studenti, e viceversa, i primi due anni gli studi dovrebbero essere altamente selettivi in modo tale da permettere agli studenti meritevoli di procedere nello studio. Si corre il rischio con questi criteri di valutazione e di iscrizione, di escludere degli studenti che sono altamente meritevoli.
Q: Ultime due domande che vorrei porle: quali sfide un laureando in Medicina deve affrontare? Infine per chiudere l'esame di Stato cos'è?
A: Penso non ci siano delle grandi sfide: quando uno si è iscritto a Medicina sa già cosa aspettarsi. Per il futuro ci troviamo in un momento di grazia per il lavoro, dal punto di vista materiale il lavoro non manca. C'è richiesta in molte specialità, e nella mia branca c’è addirittura carenza di ortopedici.
L'esame di Stato è una sorta di verifica che viene fatta sulla tua preparazione: è un esame che ha una valenza relativa, perché c'è una promozione quasi totale dei candidati. È un'ulteriore verifica per accedere alla professione ed esercitare la professione di medico chirurgo. Tra noi viene definita licenza di uccidere.