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DMosca - 5A - After Interview - STEP 1. Educatore professionale
by 2013-04-20)
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STEP 1
La figura professionale a cui sono interessata è quella dell'educatore professionale; trattandosi di una professione piuttosto nuova (e poco conosciuta), l'iter da intraprendere per diventare un educatore è stato più volte modificato nel corso degli ultimi vent'anni, pertanto il percorso di studi compiuto dalla persona che ho intervistato (donna di 38 anni, educatrice professionale da 13 anni) è diverso da quello che dovrò affrontare io nei prossimi anni. Ne consegue che la mia intervista non si è focalizzata sugli aspetti contenutistico-metodologici dei suoi studi ma piuttosto su quelli riguardanti le sue concrete esperienze lavorative.
Per quanto riguarda l'avviamento alla professione, dopo il quinquennio alla scuola superiore l'intervistata si è iscritta alla facoltà quadriennale di scienze dell'educazione mentre oggi è necessaria la laurea triennale in educazione professionale. In entrambi i casi il percorso formativo dell'educatore consiste di solide basi pedagogiche e psicologiche nonché giuridiche (tali da consentire un confronto con psicologi, psichiatri ed assistenti sociali nei lavori d'equipe tipici della professione) e di tirocini (tali da consentire all'educatore di concretizzare le strategie e le nozioni acquisite teoricamente). In particolare, nel nuovo corso di educazione professionale i tirocini occupano buona parte del secondo semestre di ogni anno di studi, cosicché lo studente può immediatamente mettersi alla prova e interagire con i pazienti, sperimentando in anticipo come deve essere l'operato di un educatore professionale nel mondo del lavoro.
Come testimoniato dall'intervistata, quella dell'educatore professionale è una figura che richiede una formazione molto specifica, settoriale ma trattandosi di una professione socio-sanitaria sono necessari dei prerequisiti caratteriali fondamentali. Dovendo lavorare con persone disagiate è necessario essere delle persone che amano relazionarsi con l'altro, propense all'ascolto e all'aiuto, espansive, coraggiose e disposte a lavorare in climi di tensione e dolore; inoltre, vista la centralità del lavoro d'equipe, chiunque voglia diventare un educatore deve saper collaborare con gli altri, trovare facilmente compromessi ed aprirsi all'altrui punto di vista; infine, considerando l'aspetto clinico del mestiere sono necessarie la pazienza e l'organizzazione per progettare e realizzare i piani riabilitativi dei pazienti e la capacità osservativo-valutativa dei casi.
La professione non richiede conoscenze linguistiche precise né periodi di mobilità all'estero, tuttavia l'aggiornamento assiduo previo corsi e conferenze è fondamentale (life long learning) ed essendo la figura dell'educatore professionale riconosciuta anche all'estero non è da escludere la possibilità di studiare o lavorare in un altro paese.
Personalmente, uno degli insegnamenti più importanti che ho tratto dal quinquennio al liceo è stato l'importanza di tendere ad un arricchimento continuo, attraverso la curiosità e il confronto con punti di vista diversi dal nostro. Diventare un'educatrice mi permetterebbe di confrontarmi direttamente con realtà ben distanti da quella rosea nella quale sono sempre cresciuta, di comprendere e imparare a gestire situazioni difficili, crude ma reali e soprattutto mi darebbe la possibilità (o almeno questo è il mio augurio) di aiutare in maniera tangibile e supportare chi ha avuto un percorso difficile.
La figura professionale a cui sono interessata è quella dell'educatore professionale; trattandosi di una professione piuttosto nuova (e poco conosciuta), l'iter da intraprendere per diventare un educatore è stato più volte modificato nel corso degli ultimi vent'anni, pertanto il percorso di studi compiuto dalla persona che ho intervistato (donna di 38 anni, educatrice professionale da 13 anni) è diverso da quello che dovrò affrontare io nei prossimi anni. Ne consegue che la mia intervista non si è focalizzata sugli aspetti contenutistico-metodologici dei suoi studi ma piuttosto su quelli riguardanti le sue concrete esperienze lavorative.
Per quanto riguarda l'avviamento alla professione, dopo il quinquennio alla scuola superiore l'intervistata si è iscritta alla facoltà quadriennale di scienze dell'educazione mentre oggi è necessaria la laurea triennale in educazione professionale. In entrambi i casi il percorso formativo dell'educatore consiste di solide basi pedagogiche e psicologiche nonché giuridiche (tali da consentire un confronto con psicologi, psichiatri ed assistenti sociali nei lavori d'equipe tipici della professione) e di tirocini (tali da consentire all'educatore di concretizzare le strategie e le nozioni acquisite teoricamente). In particolare, nel nuovo corso di educazione professionale i tirocini occupano buona parte del secondo semestre di ogni anno di studi, cosicché lo studente può immediatamente mettersi alla prova e interagire con i pazienti, sperimentando in anticipo come deve essere l'operato di un educatore professionale nel mondo del lavoro.
Come testimoniato dall'intervistata, quella dell'educatore professionale è una figura che richiede una formazione molto specifica, settoriale ma trattandosi di una professione socio-sanitaria sono necessari dei prerequisiti caratteriali fondamentali. Dovendo lavorare con persone disagiate è necessario essere delle persone che amano relazionarsi con l'altro, propense all'ascolto e all'aiuto, espansive, coraggiose e disposte a lavorare in climi di tensione e dolore; inoltre, vista la centralità del lavoro d'equipe, chiunque voglia diventare un educatore deve saper collaborare con gli altri, trovare facilmente compromessi ed aprirsi all'altrui punto di vista; infine, considerando l'aspetto clinico del mestiere sono necessarie la pazienza e l'organizzazione per progettare e realizzare i piani riabilitativi dei pazienti e la capacità osservativo-valutativa dei casi.
La professione non richiede conoscenze linguistiche precise né periodi di mobilità all'estero, tuttavia l'aggiornamento assiduo previo corsi e conferenze è fondamentale (life long learning) ed essendo la figura dell'educatore professionale riconosciuta anche all'estero non è da escludere la possibilità di studiare o lavorare in un altro paese.
Personalmente, uno degli insegnamenti più importanti che ho tratto dal quinquennio al liceo è stato l'importanza di tendere ad un arricchimento continuo, attraverso la curiosità e il confronto con punti di vista diversi dal nostro. Diventare un'educatrice mi permetterebbe di confrontarmi direttamente con realtà ben distanti da quella rosea nella quale sono sempre cresciuta, di comprendere e imparare a gestire situazioni difficili, crude ma reali e soprattutto mi darebbe la possibilità (o almeno questo è il mio augurio) di aiutare in maniera tangibile e supportare chi ha avuto un percorso difficile.