Learning Paths » 5B Interacting

YGradito- translation of Tennyson's Ulysses
by YGradito - (2013-05-09)
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Poco giova che un re ozioso, vicino a questo spento focolare, tra queste sterili rupi, sposato con una vecchia donna, io misuro e distribuisco leggi imparziali a una stirpe selvaggia, che accumula, e dorme, e mangia, e non mi conosce.

Io non posso riposare dal viaggio: berrò la vita fino ai sedimenti: tutto il tempo ho goduto molto, ho sofferto molto, sia con coloro che mi amavano, sia da solo, sulla riva, e quando fra tumultuose correnti le piovose Iadi agitavano l'oscuro mare: io sono diventato un nome; per sempre vagando con cuore affamato ho visto e conosciuto molto; città di uomini e costumi, climi, consigli, governi, e non di meno me stesso, ma onorato da tutti; e ho assaporato la gioia della battaglia con i miei pari, lontano sulle risonanti pianure della ventosa Troia. Io sono una parte di tutto ciò che ho incontrato; tuttavia tutta l'esperienza è un arco attraverso cui brilla quel mondo non visitato il cui margine sbiadisce per sempre e per sempre quando mi muovo. Com'è opaco fermarsi, raggiungere una fine, arrugginire non lucidato, non brillare per l'uso! Come se respirare fosse la vita! La vita ammucchiata sulla vita fosse tutto troppo poco, e di una vita a me poco rimane: ma ogni ora è risparmiata da quel silenzio eterno, qualcosa in più, un portatore di cose nuove; e sarebbe vile per tre giorni ammucchiare e accumulare io stesso, e questo spirito grigio che brama con il desiderio di seguire la conoscenza come una stella cadente, oltre il limite  più estremo del pensiero umano.

Questo è mio figlio, il mio proprio Telemaco, al quale lascio lo scettro e l'isola, molto amata da me, che discerne come adempiere questo lavoro, con lenta prudenza per rendere mite un popolo rozzo, e attraverso soffici gradi sottometterli all'utile e al bene. Egli è il meno biasimante, centrato nella sfera dei doveri comuni, dignitoso per non sbagliare in azioni di tenerezza, e accudire l'adorazione degli dei della mia casa, quando sarò partito. Egli svolge il suo lavoro, io il mio. Lì si trova il porto; la nave gonfia la sua vela: lì i malinconici, oscuri, ampi mari. I miei marinai, anime che hanno faticato, e lavorato, e pensato con me - che sempre con un allegro benvenuto accoglievano il tuono e la luce del sole, e offrivano cuori liberi, e menti libere - voi ed io siamo vecchi; la vecchia età ha ancora il suo onore e il suo lavoro; la morte chiude tutto: ma qualcosa prima della fine, qualche lavoro di nobile natura, può ancora essere fatto, uomini non indecorosi che combattevano contro gli dei. Le luci cominciano a luccicare dalle rocce: il lungo giorno declina: la lenta luca si innalza: il mare si lamenta attorno con molte voci, Venite, amici miei, non è troppo tardi per cercare un mondo più nuovo. Spingete, e ben seduti in ordine colpite i sonori solchi; perchè il mio scopo consiste nel navigare oltre il tramonto, e i bagni di tutte le stelle occidentali, finchè io muoia. Può essere che gli abissi ci inghiottiranno giù: forse toccheremo le Isole Felici, e vedremo il grande Achille, che noi conoscemmo. Anche se molto è preso, molto rimane; e anche se noi non siamo ora quella forza che in giorni antichi muoveva terra e cielo, ciò che siamo, siamo; un uguale temperamento di cuori eroici, resi deboli dal tempo e dal destino, ma forti nella volontà di combattere, di cercare, di trovare, e di non cedere.