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SSgubin - Notes 13.02
by SSgubin - (2014-02-14)
Up to  3ALS - Beowulf and Epic PoetryUp to task document list

Come scrivere una short story

La short story è una forma narrativa breve. Il narratore, colui che racconta la storia, deve tenere desta l’attenzione del lettore. Bisogna fare in modo che il lettore sia invogliato nel continuare la lettura. L’attenzione verrà modulata tramite il messaggio da comunicare. La storia è fatta di una storyline (serie di eventi) ambientata in uno spazio e in un tempo (setting). È necessario decidere se lo spazio sarà statico (un solo luogo) o dinamico (più luoghi). Lo spazio geografico-culturale condiziona tutta la stesura del racconto perché i personaggi devono comportarsi in relazione alla geografia e alla cultura scelta. L’ingrediente principale di una storia è la lingua. La lingua dev’essere adatta alla narrativa, cioè il narratore deve essere in grado di gestirla. Se il veicolo per raccontare è la lingua inglese si dovranno capire le differenze specifiche che la lingua inglese (soggetto, verbo, complemento) ha rispetto all’italiano. L’inglese deriva da dialetti tedeschi e sviluppa uno stile nominale. Le coordinate narrative (cronotopo) fanno riferimento alle indicazioni spazio-temporali date. Per scrivere un racconto sui Celti e i Romani ci si documenta tramite una ricerca mirata (l’obbiettivo dev’essere raggiunto in breve tempo). Prima di mettersi a scriversi è necessario fare delle considerazioni preliminari. A decent story (una storia che sta in piedi) deve avere come minimo due personaggi, in questo caso, un celto e un romano. Oppure si devono trovare degli artifici (devices) per documentare la cultura romana (una lettera, un edificio…). La scelta del nome influenza la personalità del personaggio. Esistono personaggi a tutto tondo (tipi) o più complessi. Bisogna inoltre decidere il vocabolario da utilizzare.

“There is nothing outside the text. All text are a product of intertextuality.”

Nessuno è in grado di scrivere qualcosa se non conosce altri testi. Non esiste l’originalità.

L’epica è un genere letterario che ha l’intento di tramandare i valori di un popolo (to hand over). Beowulf è il nome del protagonista del poema. Nel personaggio c’è qualcosa di animalesco (‘wulf’=lupo). Non sapremo mai chi ha composto oralmente il poema (Anonymous), ma sappiamo che questo è avvenuto intorno al 1100. Beowulf è stato scritto in antico sassone, le versioni moderne sono state tradotte dall’irlandese Seamus Heaney, un poeta laureto (nominato da un personaggio politico per celebrare le vicende di uno Stato, in questo caso del Regno Unito). La letteratura è fittizia, ma esiste attraverso le parole che la costruiscono. Un poema epico è costituito da: poesia, narrazione, personaggi in un cronotopo, valori e esplicazione di questi mediante le gesta (deeds) di un eroe. Chi è l’eroe? L’eroe è colui che muore per inseguire i suoi valori. La letteratura dal ‘900 in poi è invece popolata da antieroi, che Svevo chiama ‘inetti’. Gli antieroi hanno uno scompenso nel comportamento tra la teoria e la prassi.

Seamus -->nome celtico. In Irlanda, oltre all’inglese si parla un dialetto celtico.

Fiction -->fare finta che sia esistito

 

Perché si parla di civiltà dei consumi e non di cultura dei consumi?

Il termine cultura indica la disposizione ad affrontare la realtà che si crea negli individui in quanto membri di una società. La cultura si costruisce attraverso le esperienze della vita, cioè da come ciascun soggetto affronta i problemi e dalla tradizione. L’individuo fa parte di gruppi e deve interiorizzare le norme, che sono modello di riferimento per agire e per valutare la realtà. Mentre la cultura riguarda aspetti spirituali, idealistici ed emotivi, la civiltà si occupa degli aspetti tecnologici ed organizzativi dell’esistenza. La cultura serve all’uomo per migliorare le sue condizioni e per affrontare i problemi che incontra nel suo adattarsi all’ambiente e per soddisfare i suoi bisogni. Gli esseri umani devono infatti nutrirsi, riprodursi, godere di adatte condizioni igieniche e devono conformarsi in modo da sopravvivere. Le condizioni fisiologiche sono continuamente modificate dalla cultura (il cibo di un indigeno non sarebbe accettato da un europeo, senza che questo si sottoponga a un processo di allenamento). Inoltre l’istinto sessuale non porta solo alla riproduzione, ma è dovuto alla voglia di compagnia. Il soggetto infatti non affronta mai la vita solo ma in comunità, nella quale le gerarchie sono definite da un sistema culturale. L’uomo è capace di pensiero astratto e questo gli da posto privilegiato tra tutti gli esseri viventi, il pensiero astratto permette la tradizione e l’educazione che a loro volta consentono la continuità della cultura. La società mira al soddisfacimento dei bisogni primari. Ogni società deve possedere un’organizzazione economica perché ogni cultura deve saper produrre, distribuire e usare beni e sarà regolata da norme per garantirne l’uso e la distribuzione. Il consumismo è uno degli aspetti più controversi delle moderne società occidentali e consiste nell'aumento dei consumi, sostenuto in gran parte dalla pubblicità, con effetto espansivo sulla produzione e ulteriore bisogno indotto di nuovi consumi. Il consumismo è sicuramente legato al fatto che la società in cui si diffonde è economicamente avanzata. Infatti, è quindi tipico dei Paesi più ricchi. Dal punto di vista economico, se da un lato dovrebbe sostenere la produzione, dall'altro, in momenti di crisi, può deprimere ulteriormente i ceti meno abbienti comunque entrati nella spirale consumistica. Dal punto di vista psicologico, il consumismo amplifica la sindrome del compratore in colui che identifica la soddisfazione esistenziale nell'acquisto e nel consumo di beni materiali. La correzione di questi problemi consiste quindi nell'indirizzare verso i consumi veramente utili per incrementare la qualità della vita (consumismo qualitativo). Si parla perciò di civiltà dei consumi e non di cultura dei consumi poiché l’economia è un modo di organizzare la realtà. L'organizzazione economica sarà perciò una rete di contratti, un insieme di relazioni che regolano i rapporti tra individui.