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SSgubin - Perceptions
by SSgubin - (2015-10-08)
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Percezione della guerra e del ruolo delle donne

WAR

La mia percezione: Penso che la Prima Guerra Mondiale abbia comportato oltre a una perdita incessante di vite umane al fronte anche uno stato di miseria e paura tra la gente comune, è una guerra di sofferenza e sacrificio. Inoltre, rispetto alle altre guerre porta con sé un elemento di novità: l’uso degli aerei.

Mamma: se penso alla parola guerra associo in maniera automatica la parola morte. In particolare, pensando alla prima guerra mondiale penso che ci sia tanta ignoranza in materia. Perché a distanza di cento anni nessuno è a conoscenza dei fatti. A scuola si dovrebbe affrontare maggiormente il tema della guerra e in particolare parlare degli aspetti disastrosi che essa comporta.

Papà: Ho odiato il periodo della leva militare e se penso a tutti quei ragazzini che a diciassette o vent’anni partivano di casa per andare in guerra, rabbrividisco. Eppure erano obbligati. La guerra era un dovere, non ci si poteva tirare indietro. Il guerra si muore, non è vero che vince il più forte.

Nonna Enni: la nonna Onorina mi raccontava che andava sul letamaio in cerca di bucce di patate perché la miseria e la fame dilagava. Lo straniero era percepito come tale, ovvero veniva connotato in maniera molto forte nel senso che era vivo e forte un sentimento nazionale e patriottico quasi scomparso ai giorni nostri. La guerra era fatta “a tu a tu”. I territori sopra Palmanova erano tutti Austriaci. La nonna Onorina essendo nata a Fiumicello, nel 1911 aveva 3 anni quando è scoppiata la guerra. Lei comunque si sentiva più italiana che austriaca, mentre suo marito Giuseppe si considerava “austriaco” dal momento che provava disprezzo verso le leggi italiane. Infatti credeva che il sistema di tassazione italiano fosse più restrittivo di quello austriaco, che non chiedeva denaro ma un manzo all’anno (che comunque aveva un valore per l’epoca molto elevato). I nonni, ovvero i genitori di Onorina sono morti non accettando l’Italia.

Nonna Daniela: un aneddoto che mi è stato raccontato è questo. Sul Carso era passato il re Vittorio Emanuele III e parlando con i soldati chiese cosa avrebbero mangiato durante il giorno. La risposta fu: una scatoletta di carne e una galletta. Il re si arrabbiò con i generali e ha ordinato razione doppia per quel giorno. Il problema fu che non appena andato via il re le cose tornarono come prima. La verità è che i generali portavano a casa lo zucchero e la carne per la loro famiglia lasciando i soldati senza mangiare.

Il padre di mio padre e quindi mio nonno era stato ferito alla gamba e quando il tempo cambiava diceva sempre “Ecco sento il cecchino!”

Non si possono fare paragoni tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, non esisteva tecnologia e i militari usavano i muli per spostarsi.

In realtà i nonni non parlavano tanto volentieri della Grande Guerra, è stato un periodo di sofferenza. Hanno patito la fame e i pidocchi.

Lo zio del nonno, Faustino dopo aver combattuto al fronte aveva deciso di diventare prete e insieme alla sorella Elena decisero di aprire una scuola per le donne che non sapevano né leggere né scrivere e per insegnare loro un po’ di economia domestica in maniera tale da poter leggere e rispondere alle lettere dal fronte. Purtroppo Faustino è morto a soli 33 anni nel 1930 a causa di un’influenza. C’era una persona morente che aveva bisogno dell’olio Santo così ha assolto il suo obbligo di prete nonostante la salute cagionevole e in tre giorni è morto di broncopolmonite.

 

WOMEN

La mia percezione: la Prima Guerra Mondiale ha costituito un riscatto per le donne, nel senso che grazie al loro lavoro e ai loro sforzi venivano da un lato fatti crescere i figli e dall’altro sostenuti i militari. Al giorno d’oggi invece, nonostante si parli di emancipazione, il ruolo e in particolare il corpo della donna è costantemente messo in ridicolo in televisione, sui social media o sui giornali, come se si trattasse di un oggetto pari alla comune “merce”. Sono dell’idea che il ruolo delle donne durante la guerra sia stato largamente sottovalutato e che bisognerebbe far conoscere l’importanza delle loro azioni e sforzi. Comunemente il ruolo della donna è visto come marginale, “la casalinga annoiata che attende il ritorno del marito a casa”, in realtà era compito della donna mantenere la famiglia e in tempi di carestia doveva darsi veramente da fare per trovare del cibo da poter mangiare e dare da mangiare se doveva allevare dei figli.

Mamma: da madre non riesco ad immaginare quanto difficile sarebbe allevare dei figli senza l’aiuto di un marito, vedere la fame e la miseria e sentirsi impotenti davanti a tutto quello che si chiama “guerra”. Se siamo qui oggi è anche merito delle nostre bisnonne che hanno sopportato tutto questo per un futuro migliore. Certamente non andavano in guerra ma avevano un ruolo importante anche nell’ambito dell’assistenza.

Papà: sicuramente le donne non venivano spedite al fronte. Tuttavia avevano una casa da gestire, i figli da allevare e dovevano fare tutto da sole, contando solo sulle loro forze. Se n’è parla e se ne sa troppo poco.

Nonna Enni: il ruolo della donna è stato molto importante. Infatti le donne hanno assistito, portato messaggi e quelle che non erano sposate facevano le crocerossine. Si sono sacrificate tantissimo anche perché gli uomini erano in trincea.

Nonna Daniela: pensando al ruolo della donna mi vengono in mente le Portatrici Carniche. A Passo Pramosio è stata uccisa da un cecchino Maria Mentil, una di queste portatrici che partivano per i monti con la “gerla”, una specie di grande cesta di legno che tenevano sulle spalle per tutto il viaggio e che conteneva tovaglie, armi, cibo e rifornimento ai militari che oltre a combattere dovevano costruire le trincee.