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by 2018-11-16)
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L’uomo e la tecnica
Il professor Galimberti indaga sul rapporto che esiste tra l’uomo e il mondo della tecnica. Egli sostiene che l’uomo non è più al centro del mondo e delle cose, com’era invece sostenuto in epoca umanistica, bensì tutti i principali argomenti che vengono studiati dalla filosofia come la storia, la filosofia, la natura, la politica.
Il discorso è incentrato sulla tecnica, nella quale si evidenziano dei tratti caratteristici, quali la razionalità assoluta e la pura organizzazione. Infatti secondo il professore non c’è spazio per le passioni o le pulsioni esterne nella tecnica, ma anzi, è il luogo dove la funzionalità guida l’azione. La politica guarda l’economia e l’economia guarda la tecnica. Il potere passa dalla volontà del sovrano alla sapienza del tecnico. La scienza tende al suo auto potenziamento. Al tempo stesso temiamo la tecnica ma la vogliamo.
In realtà, noi non possiamo possedere la tecnica, perché essa è diventata l’ambiente che ci circonda e ci costituisce secondo regole dettate dalla razionalità. Tuttavia noi non ci rendiamo conto che il rapporto uomo-tecnica si sia ribaltato e perciò continuiamo a usare la tecnica per giungere ad un fine o ad uno scopo, quando invece la tecnica non serve a questo. Infatti essa non ha un fine, non promuove un senso , la tecnica funziona perché deve funzionare, non esiste un fine. Per Galimberti viviamo in una società al servizio dell’apparato tecnologico e non abbiamo i mezzi per contrastarlo, soprattutto perché abbiamo la stessa etica di cent’anni fa, cioè un’etica che regola il comportamento dell’uomo tra gli uomini. Ormai viviamo nel paradosso, infatti se l’uomo vuole salvare se stesso e il pianeta dalle conseguenze del predominio della tecnica lo può fare solo con l’aiuto della tecnica. Una speranza sarebbe quella di riuscire a mantenere le differenze tra scienza e tecnica.
Il tema principale del discorso sta nel fatto che tutto ciò che implicava sentimenti, sensazioni e percezioni nel corso della storia è risultato inadeguato. Proprio per questa “inadeguatezza” l’uomo ricorre alla tecnica. L’umanità non è in grado di capire la sua posizione nel cosmo, proprio perché non abbiamo i mezzi intellettuali adatti a capire.
Proprio per questo ai tempi d’oggi siamo senza un’etica che sia efficacie per controllare lo sviluppo della tecnica, che infatti, non ha fini da realizzare ma solo risultati su cui procedere. Noi uomini secondo Galimberti non possiamo competere con la tecnica perché abbiamo un modo di fare ancora collegato a cent’anni fa quando c’era un etica fra uomini.
L’unica speranza è quella di riuscire a mantenere le differenze tra il pensare e il fare, la scienza potrebbe diventare, invece, il luogo etico della tecnica. In questo caso va ripreso il significato umanistico della scienza al servizio dell’uomo e non della tecnica.
Se la tecnica è un fare senza scopi, la scienza è un agire in vista di uno scopo.
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