Textuality » 3PLSC TextualityFDelFabbro - Notetaking during Umberto Galimberti's Conference
by 2018-11-19)
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L’uomo nell’età della tecnica. Conferenza di Umberto Galimberti
Siamo nel mondo della tecnica ma ragioniamo ancora con tecniche umanistiche. L’uomo non è più il soggetto della storia, ma funzioniamo di apparati tecnici (perciò non più uomini). Il linguaggio dell’amore è logorroico, mentre il linguaggio tecnologico è funzionale e preciso? La risposta è no. Siamo in una situazione drammatica. La differenza tra tecnica e tecnologia è: la prima è la forma più alta di razionalità raggiunta dall’uomo mentre la seconda comprende ogni apparato tecnologico come computer etc… La tecnica non prevede ridondanze (di troppo), dimensioni superflue, forme retoriche neppure il linguaggio. Il linguaggio permette di avere un massimo risultato con un minimo sforzo. La tecnica è l’essenza dell’uomo perché l’uomo a differenza degli animali è privo di istinti. Ad esempio, la sessualità dell’uomo non è solo un istinto ma può diventare un pulsore sessuale. La pulsione sessuale posso convertirla in un’opera d’arte come una poesia. L’istinto vuole una risposta rigida. Gli uomini non hanno risposte rigide e sono esseri indeterminati. Gli animali sono istintivi già dalla nascita. Per gli uomini ci vuol tempo per capire cosa devono fare (Platone). Il tema della tecnica comincia ad essere considerato nell’ambito della cultura greca. I greci concepivano la natura come sfondo immutabile e la tecnica prende spunto dalla natura ma la utilizza per i suoi scopi. È più forte la tecnica o la necessità che vincola la natura alle sue leggi? Secondo la cultura giudaica e poi cristiana, la natura non è immutabile perché è prodotta dalla volontà di Dio, che diede all’uomo il dominio sulla natura. Per la cultura greca l’uomo è giusto solo se si adegua alla natura. La tradizione giudaica pensa invece all’uomo come al vertice della natura e la concepisce come se fosse al suo servizio. Delle due culture ha vinto quella giudaico-cristiana. La tecnica è un evento occidentale dominato dalla culture giudaico-cristiana. Per i Greci la tecnica è di gran lunga più debole della natura perché durante la loro epoca la tecnica era molto elementare e pensata come uno strumento nelle mani dell’uomo. Facendo un salto di circa 2000 anni, fino al 1600, cambia poco perché l’uomo agisce ancora sulla natura con strumenti tecnici tali da non sconvolgerla. Nel 1600 però con la nascita della conoscenza modera (Cartesio, Bacone, Galileo) la scienza moderna comincia a formulare ipotesi sulla natura (non come i Greci che la contemplano nel tentativo di catturarne le leggi). Questo non significa però che la scienza sia pura e la tecnica sia semplicemente una sua applicazione in quanto la tecnica è l’anima della scienza e quindi la qualità dello sguardo scientifico è già tecnico. La scienza guarda il mondo per trasformarlo non per completarlo quindi la tecnica è colei che promuove lo sguardo scientifico. Non si deve distinguere la tecnica dalla scienza ma vedere la tecnica come ciò che promuove lo sguardo scientifico. Sottoponiamo la natura ad esperimento e se l’esperimento conferma l’ipotesi che noi uomin abbiamo fatto, assumeremo le nostre ipotesi leggi di natura. Queste non sono leggi eterne, sono leggi che esistono finchè non si trovano leggi migliori a differenza della religione (non la si può negare). La scienza non teme la sua negazione.
Differenza fra tecnica e religione La tecnica non ha la sua negazione a differenza del diritto e della religione. L’essenza dell’umanesimo è la scienza. La scienza è rigorosamente religiosa. Attraverso la scienza e la tecnica noi ridurremo il peccato del lavoro e il dolore, concorrendo alla redenzione. La religione pensa che il passato sia male (peccato originale), il presente sia bene (redenzione) e il futuro sia salvezza (ottimismo sul futuro). La scienza invece pensa che il presente sia ricerca, il passato ignoranza e il futuro progresso. Quindi si ha la stessa scansione religiosa del tempo. Nel XVII secolo non cambia niente perché si è cambiato metodo ma la tecnica è considerata ancora inferiore rispetto alla scienza. Nel XIX secolo un filosofo famoso esporrà due teoremi importanti relativi alla tecnica. Il primo dice che il fondamento della ricchezza non è costituito da impegni, ma da strumenti perché i beni si consumano e gli strumenti generano i beni. Il secondo dice che quando un fenomeno aumenta quantitativamente, non abbiamo solamente un cambiamento quantitativo ma anche una trasformazione qualitativa e radicale del paesaggio. Esempio: se io mi tolgo un capello non cambia niente. Se io me li tolgo tutti cambia la quantità e la qualità (sono calvo). Il primo a sfruttare questo teorema è stato Marx, applicandolo all’economia. Tutti infatti sono abituati a considerare il denaro un mezzo per raggiungere determinati fini: la soddisfazione dei bisogni e la produzione dei beni. Ma bisogna fare attenzione perché se il denaro aumenta quantitativamente fino a diventare la condizione universale per raggiungere qualsiasi cosa, o fine allora il denaro non è un mezzo ma il primo fine. Applicando alla tecnica questo concetto si può dire che se la tecnica è la condizione universale per qualsiasi scopo, la tecnica non è più un mezzo ma è il primo scopo che tutti vogliono e a cuoi subordinano tutti gli altri scopi. La tecnica è il modo per realizzare certi scopi universali, se non c’è la tecnica i sogni collassano. I fini stanno in piedi se ci sono i mezzi. Dire questo è già ragionare in modo tecnico. E se i mezzi diventano importanti per la realizzazione di qualsiasi scopo, il mezzo stesso diventa uno scopo. Consideriamo la parola verità: nell’età della tecnica verità significa efficacia. Qualcosa è vero se produce effetti, se fa mondo, se fa cose. Se non le realizza non è vero: la verità viene verificata sull’efficacia. Nell’età della tecnica la politica è ancora il luogo dove si prendono decisioni? No, perché la politica per decidere oggi, guarda l’economia e l’economia per decidere guarda le risorse tecniche. Il luogo di decisione è la tecnica. La tecnica dà il potere a chi è competente, è molto democratica. I luoghi di conferenza tecnica diventano i luoghi di potere. Scientia est potentia: chi sa può e non come prima dove il potere era detenuto dal sovrano e dalla sua volontà. La tecnica ci fa una cosa terribile che è il collasso della democrazia perché la tecnica mette sul tavolo dei problemi per cui noi non siamo competenti. La gente vota su basi religiose, ideologiche non tecniche. Si vota su base irrazionale e se si fa questo vince la retorica, la capacità di affascinare. La democrazia si fonda sulla conoscenza, la retorica sugli effetti della persuasione.
Morale La morale cristiana è la morale dell’intenzione, giudica la tua responsabilità nel compiere le azioni. Questa nell’età della tecnica non serve a niente perché bisogna giudicare le azioni dagli effetti e non dalle intenzioni. Dopo c’è stata la morale laica di Kant: ha cercato di costruirla come se Dio non ci fosse. È una morale che si può riassumere così: l’uomo va trattato sempre come un fine e mai come un mezzo. Esempio: se un immigrato viene da noi viene trattato come un mezzo, non come un fine perché se è utile per qualcosa è accolto altrimenti no. Non è importante il fatto che sia un uomo. Non solo gli immigrati ma anche noi nell’ambito lavorativo siamo visti come funzionari, mezzi. Ma anche se gli uomini fossero trattati come fini, nell’età della tecnica funzionerebbe questa cosa? No, perché noi non abbiamo un’etica che funziona. Dell’età della tecnica. In qualsiasi apparato tecnico non siamo responsabili delle nostre azioni. Essere bravi nell’età della tecnica significa essere preciso e bene. Esempio: a chi ha costruito le bombe per Hiroshima è stato chiesto cosa provasse e hanno risposto “niente, questo è il mio lavoro”. In ogni apparato tecnico bisogna ubbidire agli ordini.
Conclusione Il mondo è sottoposto a un continuo cambiamento. Non siamo preparati a una radicale trasformazione del mondo e non disponiamo di un pensiero alternativo al pensiero tecnico. Le persone vengono indirizzate verso un pensiero binario, come quello dei computer. Si cerca anche di creare un sentimento unico in modo da ridurre l’umanità a gregge in modo che abbia un unico desiderio: trovare l’animale capo! |