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EMian - 4 LSUB Macbeth translate
by EMian - (2021-01-28)
Up to  4LSUB - DAD. DAD. WEEK 25th to 31st JanuaryUp to task document list

LADY MACBETH

Mi sono apparse nel giorno della vittoria, e ho avuto la conferma più chiara che hanno cognizioni più che umane. Mentre bruciavo dalla voglia di fare altre domande, si cambiarono in aria e nell’aria svanirono. Mentre ero stordito dallo stupore, arrivarono messi dal Re, e tutti mi salutarono barone di Cawdor, proprio il titolo col quale prima queste Sorelle del Destino mi avevano riverito, portandomi poi nel tempo da venire con «Salve, tu che sarai re». Tanto ho creduto bene comunicarti, mia carissima compagna di gloria, che tu possa non perdere la tua parte di gioia restando all’oscuro di quale grandezza ti è promessa. Il che serbalo in cuore, e a presto.

Glamis lo sei, e Cawdor, e sarai

ciò che ti è promesso. Però temo la tua natura:

è troppo piena del latte dell’umana dolcezza

per scegliere la via più breve. Vorresti

essere grande, e non senza ambizione,

ma senza la malizia che dovrebbe accompagnarla.

Ciò che vuoi fortemente

lo vuoi da onesto, non vorresti far torto

eppure vuoi vincere a torto. Grande Glamis,

vuoi avere ciò che grida, «Devi far questo» per averlo,

e ciò che hai paura di fare, più che voglia

che non sia fatto. Vieni presto

che io possa versarti nell’orecchio i miei demoni

e col valore della mia lingua battere

ciò che ti tiene lontano dal cerchio d’oro

con cui il destino e l’aiuto metafisico

pare vogliano incoronarti.

Entra un messo.

Che notizie?

MESSO

Il re viene qui stasera.

LADY MACBETH

Cosa dici, sei pazzo?

Non è con lui il tuo padrone? Fosse vero,

ci avrebbe avvertiti, per preparare.

MESSO

Signora, è vero. Il barone è in arrivo;

uno dei miei compagni l’ha preceduto

e quasi morto d’affanno non aveva fiato

per mettere assieme l’annunzio.

LADY MACBETH

Curati di lui:

porta una grande notizia. Il messo esce.

È rauco anche il corvo

che gracchia l’ingresso fatale di Duncan

sotto le mie merlature. Venite, spiriti

addetti ai pensieri di morte, strappatemi

questo mio sesso, riempitemi,

dal cranio ai piedi, della ferocia più cruda.

Fatelo denso, il mio sangue, sbarrate la porta

e il passo al rimorso, che nessuna compunta

visita della natura faccia tremare

il mio impegno feroce, o si metta

tra di esso e la sua attuazione.

Venite ai miei seni di donna e mutate

il latte in fiele, agenti di morte che ovunque

servite, invisibili, la natura malvagia.

Vieni, notte cupa, e avvolgiti

nel fumo infernale più buio

che il mio coltello tagliente non veda

la ferita che fa, né il dio si sporga

dalla coltre di tenebra per gridarmi:

«Fermati, fermati»!

Entra Macbeth.

Grande Glamis, nobile Cawdor!

E ancora più grande nel saluto da venire!

La tua lettera m’ha portata di là

di questo presente ottuso, e ora sento

il futuro nell’attimo.

MACBETH

Mio amore carissimo,

Duncan viene qui stasera.

LADY MACBETH

E quando va via?

MACBETH

Domani, ha stabilito.

LADY MACBETH

Oh mai

sole vedrà quel domani!

Il tuo viso, signore, è come un libro

dove ognuno può leggere

cose strane. Per frodare il tempo

prendine l’aspetto. Portino il benvenuto

l’occhio, la mano, la lingua. Mostrati

come il fiore innocente, ma sii il serpe

lì sotto. A questi che arriva

bisogna provvedere; e tu metterai

nelle mie mani la grande opera di stanotte,

quella che a tutte le nostre notti e ai giorni

futuri darà, solo a noi, potere sovrano e dominio.

MACBETH

Ne riparleremo.

LADY MACBETH

Spiana soltanto il tuo viso.

Un viso turbato genera sempre sospetti.

Il resto, lascialo a me. Escono.