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JBordignon_Lecture by Inspector Odorico Serena October 16th,2014
by JBordignon - (2014-11-07)
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APPUNTI SULLA GRANDE GUERRA

  • Francia e Germania non hanno buone relazioni diplomatiche a partire dal 1870, dopo che l’allora Prussia alla Francia di Napoleone III, oltre all’Alsazia e alla Lorena, anche l’egemonia politico-militare sul Continente;
  • Inghilterra e Francia, dopo lotte e iniziate ai tempi di Guglielmo il Conquistatore, si avvicinano stipulando l’entente cordiale, riconoscendo le reciproche sfere coloniali. In seguito, con l’arrivo dell’Impero Russo, si avrà la Triplice Intesa;
  • Germania, Austria-Ungheria e Italia compongo invece la Triplice Alleanza. Dopo l’uscita dell’Italia dall’Alleanza, la collaborazione si estenderà verso l’Impero Ottomano e la Bulgaria, andando a formare i cosiddetti Imperi Centrali.
  • L’Impero Ottomano, dopo una lunga fase di splendore arrivata al culmine nel XVII con l’assedio di Vienna, attraversava ormai una crisi inarrestabile. Moti autonomisti, accompagnati da guerre intestine e ingerenze straniere, lo portarono, all’inizio del Secolo Breve, ad esercitare il suo dominio solo su una piccola parte d’Europa, la Tracia, mentre in Asia continuava ad occupare gran parte del Medioriente.
  • L’Austria-Ungheria, desiderosa di neutralizzare le spinte nazionaliste interne ed esterne (vedi Serbia) e di estendere la propria sfera d’influenza sui Balcani (nel 1878 alla monarchia Asburgica, a seguito del Congresso di Berlino, fu affidato il mandato fiduciario della Bosnia e dell’Erzegovina);
  • La Russia voleva, anch’essa, estendere la propria influenza sui Balcani, secondo la teoria del panslavismo; Un rafforzamento del proprio potere sui Balcani, inoltre, avrebbe permesso alla Russia, già avente nella propria sfera la Serbia e il piccolo Montenegro, di avere un proprio sbocco sul Mediterraneo.

Il suicidio di Rodolfo d’Asburgo, figlio di Francesco Giuseppe, aprì la strada per la successione al titolo a Francesco Ferdinando, Arciduca d’Austria. L’Arciduca, contrariamente alle idee dell’Imperatore, era favorevole alla formazione di uno stato panslavo nel sud dei Balcani.

Così come era favorevole alla formazione di un impero in cui tutte le etnie avessero eguali diritti: fino ad allora, a seguito dell’Ausgleich del 1867, solo l’Austria e l’Ungheria godevano di privilegi, mentre, per gl’altri, rimaneva lo stato di sudditanza. Se ciò era accettato, almeno in parte, dalle popolazioni italiane (escludendo le frange nazionaliste e unioniste), ladine e slovene, altrove, come in Boemia, in Croazia, Bosnia, Transilvania (a maggioranza romena) le spinte separatiste, sia legali (nelle elezioni gran parte dei deputati rappresentanti le minoranze erano nazionalisti) che illegali (come la Giovane Bosnia, la quale pianificò ed eseguì a Sarajevo l’attentato a Francesco Ferdinando e alla moglie Sofia il 28 giugno 1914).

Fu proprio la Giovane Bosnia a velocizzare quel processo che il paternalismo del vecchio imperatore era riuscito ad impedire: un “effetto centrifuga” che da lì a quattro anni avrebbe cancellato per sempre uno dei più grandi imperi d’Europa.

Il 28 giugno del 1914, Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia erano in visita alla città di Sarajevo, da poco occupata (nonostante il mandato fiduciario, l’Austria riuscì ad annetterla). Attorno alle 10:00 Francesco Ferdinando, sua moglie e i loro accompagnatori, partirono dal campo militare di Filipovic, dove avevano effettuato una rapida rivista delle truppe, diretti al centro cittadino.

Un primo attentato da parte della Giovane Serbia, quello stesso giorno, fallì: fu colpita un auto della scorta. L’Arciduca, quindi, decise di cambiare programma per la giornata. Dopo il ricevimento in municipio, si decise di cambiare percorso. Mentre gli attentatori rimasti (il primo fu arrestato) abbandonarono il progetto, per Gavrilo Princip, uno di essi, avvenne l’insperato: uscendo da un negozio di alimentari, si trovò proprio difronte la vettura dell’Arciduca: sparò quindi a Francesco Ferdinando e alla moglie.

            L’Austria, che vide nella Serbia la mente di tutto ciò, le mandò un ultimatum. Al rifiuto di essa, scoppiarono le ostilità. Ma, contrariamente alla previsione di tutta l’Europa, questa non fu una delle solite guerre di confine.

            L’Italia, visto che la triplice era un’alleanza difensiva, decise di rimanere neutrale. Vi erano inoltre dissidi interni sia di carattere politico, sia religioso: il nuovo pontefice, Benedetto XV, non vedeva di buon occhio l’andamento delle relazioni austro-serbe, iniziando quindi ad influenzare le varie cancellerie europee, Italia in primis, a non iniziare le ostilità.

Nel frattempo, la Triplice Intesa si schierò dalla parte della Serbia. La Germania, per attaccare la Francia, optò per lo sfondamento delle deboli guarnigioni belghe. Iniziò così un conflitto che cambiò radicalmente l’assetto geopolitico dell’intero Vecchio Continente.